Monsignor Orazio Soricelli (nella foto in alto) scrive alla comunità di S. Maria del Rovo. Riannoda fili che rischiavano, in queste settimane particolarmente delicate per i fedeli, turbati per l'allontanamento del parroco, di deteriorarsi ulteriormente. Interrompe il suo silenzio e, alla vigilia della Quaresima, si rivolge direttamente alla comunità: «Alla vigilia di questo tempo liturgico di grazia e di conversione desidero farvi giungere il saluto. La comunità sta vivendo un momento difficile di sbandamento, ma quello che mi sta a cuore è che non disperdiate il patrimonio di fede acquisito e non si vanifichi il cammino percorso con apprezzabile impegno e dedizione insieme a don Raffaele». La preoccupazione del vescovo è di sostenere il cammino della comunità. I turbamenti esterni possono nuocere fortemente, di qui la sua particolare attenzione al caso.

Le responsabilità

Eppure era una vicenda che, gestita prima e con grande determinazione, non sarebbe esplosa. Certamente la responsabilità non è di monsignor Soricelli, ma soprattutto di quanti, pur avendone l'autorità, hanno forse preferito non assumersi responsabilità, rifugiandosi in ipocriti «non tocca a me». Don Raffaele Conte (nella foto al centro) oggi è a Roma per esercizi spirituali. L'arcivescovo è fiducioso di poter restituire alla comunità il proprio parroco, ma non manca di chiedere ai fedeli fede, continuità di lavoro e soprattutto obbedienza, quella responsabile e convinta, non quella strumentale o fittizia. «Vi raccomando vivamente di continuare tutte le attività liturgiche, catechetiche e caritative in programma. Il prefabbricato continuerà ad essere il centro della vita pastorale della comunità». Nel contempo lancio un chiaro messaggio a quanti, a più riprese, avevano chiesto la riapertura della chiesa parrocchiale: «Desidero risolvere il problema del restauro e del completamento della chiesa parrocchiale (nella foto in basso) dedicata a S. Maria del Rovo, lasciando al parroco la facoltà di utilizzarla a sua discrezione secondo le esigenze pastorali». Tende una mano forte, ha compreso il senso della richiesta di quanti, parte vivente della frazione, rivedono tra quelle mura, tra quei banchi, su quell'altare figure della propria storia, della propria giovinezza e rivivono momenti legati ad una esperienza conservata nel cuore e nella mente, trasmessa di generazione in generazione. Don Orazio lo sa, lo ha avvertito anche nell'asprezza dello scontro. Lo ha letto nei loro cuori; nei loro volti bruciati dalle intemperie ha visto l'ansia di una ricerca di qualcosa di perenne che hanno amato e coltivato nel culto delle famiglie. «Sappiate che il vostro vescovo non vi abbandona, ma ogni giorno pensa a voi e prega per voi e per don Raffaele. In attesa di farvi visita, vi benedico». Dopo giorni di tensione, con il richiamo di monsignor Soricelli ritorna nel Palazzo arcivescovile un clima di grande serenità.