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Cronaca

In un video le prove contro gli ultrà

Inserito da (admin), mercoledì 23 giugno 2004 00:00:00

È stata depositata in queste ore la motivazione che ha spinto il Tribunale del Riesame a respingere il ricorso, presentato dagli avvocati Enrico Farano e Roberto Lanzi, per il dissequestro del cospicuo materiale portato via dalle abitazioni di 58 tifosi della Cavese, indagati nella maxi-inchiesta avviata dal pm Massimo Lo Mastro per i reati di adunanza sediziosa, vilipendio ed istigazione alla violenza nei confronti degli agenti del Commissariato di Polizia locale. Stando alle prime indiscrezioni trapelate, i giudici ritengono che ci sia una verosimiglianza tra il reato ipotizzato ed il risultato delle indagini. Nello specifico, il materiale sequestrato durante le perquisizioni eseguite in un maxi-blitz da circa 100 poliziotti - si ricorderà che si trattava, fra l'altro, di volantini, sciarpe, fotografie, drappi, striscioni - rappresenterebbe tracce materiali del reato ipotizzato. Mentre la stessa documentazione prelevata - in particolare copie del foglio locale "Acidino" - sarebbe prova di una forma di appartenenza a gruppi di tifoseria, oltre ad un'attività di pubblicizzazione ed istigazione alla violenza nei confronti del locale Commissariato. La motivazione dei giudici svelerebbe anche un altro particolare: l'appartenza ai gruppi di ultrà e l'uso di volantini, drappi e striscioni sarebbe emersa dall'esame di una videocassetta, registrata dalla Polizia nel corso del corteo (non autorizzato) organizzato il 30 novembre scorso per protestare contro i provvedimenti di diffida emessi dalla Questura di Isernia per un incidente capitato dopo la partita. Quel 23 novembre 2003, sulla via del ritorno, dal pullman dei sostenitori della Cavese fu lanciata una pentola che colpì un'auto, sui cui viaggiava una famiglia. Rimasto anonimo l'autore del folle gesto, la Polizia identificò in blocco tutti gli ultrà. Gli inquirenti avrebbero estrapolato da questo filmato dei fotogrammi e da qui avrebbero avviato le identificazioni per i 58 ultrà. Alcune settimane dopo il blitz, gli avvocati Enrico Farano e Roberto Lanzi, legali di alcuni dei giovani finiti sotto inchiesta, presentarono richiesta di dissequestro. Secondo la loro difesa, il materiale prelevato nelle abitazioni dei tifosi non era pertinente con i fatti per i quali la Procura sta indagando. Nel ricorso si contestava, infatti, che il materiale prelevato dagli agenti - nella fattispecie sciarpe, fotografie, giubbotti, drappi, bombolette ed anche alcune aste per striscioni - sarebbe espressione della passione calcistica e non rappresenterebbe corpo di reato. Quali per l'appunto lo striscione recante la scritta «uccidete la polizia perchè sono come quelli della uno bianca» (l'ipotesi di reato è istigazione alla violenza) ed altre frasi ingiuriose e volgari (l'ipotesi di reato è vilipendio nei confronti delle Forze di Polizia) pronunciate nel corso del corteo non autorizzato.

Fonte: Il Portico

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