Tu sei qui: CronacaLa città si ribella alla violenza
Inserito da (admin), martedì 12 aprile 2005 00:00:00
Il ministro Pisanu l'ha definita una situazione intollerabile. L'aveva detto a caldo, appena dopo gli incidenti tra tifoseria e Forze dell'Ordine domenica sera, il sindaco di Cava de'Tirreni, Alfredo Messina: «Il "Lamberti" non può trasformarsi in un campo di battaglia ogni qualvolta qualcosa non va nel verso giusto per i nostri tifosi o quando si deve vivere un derby. Meglio una domenica senza calcio che tanta violenza gratuita». Un giudizio forte su quanto accaduto domenica. E non poteva essere altrimenti da parte di chi rappresenta le Istituzioni. Ma molta parte della "città bene" non ci sta a farsi stampare sulla pelle il marchio di società violenta. «E' un fenomeno circoscritto - sottolinea Antonio Fariello, consigliere comunale e gestore di un esercizio pubblico al centro - quello della tifoseria violenta. Ma non facciamo dietrologia e processi sommari. Interroghiamoci, piuttosto, sulle cause di questo malessere diffuso. Proviamo a fare qualcosa per costruire un rapporto più proficuo tra noi e loro». E' uno della vecchia guardia, Fariello, ed il suo giudizio è seguito da tanti. «Sono dispiaciuto che per un gruppo di facinorosi e violenti - aggiunge Luigi D'Aiello, dipendente comunale - si rischia di fallire l'obiettivo promozione, se al danno dovesse aggiungersi anche la beffa di una lunga squalifica del campo. Ma se in C1 dovessimo esportare simili esempi di violenza, no grazie. E' meglio restare dove siamo». «Un bel campo di patate al posto dell'erba del "Lamberti" - tuona Antonio Fariello, sottufficiale dell'Arma, tifosissimo della Cavese, super arrabbiato per quanto successo domenica - Non meritiamo nulla se non matureremo tutti. Quei ragazzi sono anche figli nostri. Vuol dire che abbiamo fallito. E l'esame di coscienza lo si dovrebbe fare in tanti». Ma c'è chi, quasi con le lacrime sul viso, dice no alla generalizzazione. E grida forte il proprio orgoglio di essere cavese. «Siamo una città civile da sempre - afferma Teresa Di Salvio, presidente dell'Ascoca, l'associazione dei commessi cavesi - ed ospitale. Non voglio giustificare il comportamento di chi ha dato sfogo alla violenza domenica pomeriggio, ma non dimentichiamo le provocazioni subite per tutta la gara dai tifosi di Castellammare ed il diverso comportamento tenuto dai celerini per loro e per noi». La tifosa cavese aggiunge altri particolari: «Quel capotifoso stabiese, per esempio, è rimasto sulla pista di atletica del "Lamberti" per molto tempo, senza che nessuno intervenisse. La Polizia è rimasta a guardare. Per tanti esagitati questi, purtroppo, sono spunti per dare il la alla violenza. Ed a rimetterci alla fine, in quelle cariche della Polizia nel mucchio, sono stati bambini, donne e persone civili, indifese, perbene».
Fonte: Il Portico
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