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Maiori, multe non pagate da ex amministratori denunciate sul web: in 4 a processo per diffamazione a mezzo facebook

Inserito da (redazionelda), domenica 24 settembre 2017 12:14:21

E' il primo processo per diffamazione a mezzo facebook che riguarda la Costiera Amalfitana quello che sarà celebrato domattina presso la prima sezione penale del Tribunale di Salerno. Il giudice sarà chiamato a sciogliere le riserve sulla costituzione di parte civile delle parti offese.

I fatti, risalenti al 2011, riguardano i commenti ritenuti diffamatori pubblicati sulle rispettive bacheche di facebook dai quattro imputati, il consigliere di minoranza dell'epoca Lucia Mammato, suo marito e altri due sostenitori dell'opposizione, nei confronti del sindaco dell'epoca Antonio Della Pietra, e di tre componenti la sua amministrazione: l'assessore Valentino Fiorillo e i consiglieri Andrea Del Pizzo e Mario Piscopo.

Specie a Fiorillo veniva contestato il mancato pagamento di sanzioni amministrative per violazione del codice della strada. La Mammato, invece, da ex assessore al Turismo, denunciava l'utilizzo di spese di rappresentanza per una trasferta. Più volte aveva ribadito che le sue critiche sono state di carattere politico.

Da qui l'animato dibattito fra gli utenti sul web, recepito nella querela sporta dalla parte offesa.

Con la sentenza numero 8328 del 1° marzo 2016 la Corte di Cassazione, sezione V penale, era tornata ad affrontare il tema della rilevanza penale dei contenuti di carattere diffamatorio su Internet ed in particolare sui social network ribadendo le proprie posizioni precedenti piuttosto severe.

Il caso di specie riguarda un commissario straordinario della Croce Rossa Italiana la cui reputazione viene offesa più volte sulle pagine del social network Facebook con messaggi eloquenti di diversi soggetti, tra cui l'imputato, nell'ambito di un dibattito fra utenti web.

La Suprema Corte ritiene che nel caso di specie si configuri senz'altro il reato di diffamazione anche nella sua ipotesi aggravata. In effetti la stessa Corte ha più volte evidenziato che il reato di diffamazione può essere commesso a mezzo di internet, sussistendo, in tal caso, l'ipotesi aggravata di cui al terzo comma della norma incriminatrice, dovendosi presumere la ricorrenza del requisito della comunicazione con più persone, essendo il messaggio diffamatorio, per sua natura, destinato ad essere normalmente letto in tempi assai ravvicinati da un numero indeterminato di soggetti.

In particolare, anche la diffusione di un messaggio diffamatorio attraverso l'uso di una bacheca "facebook" integra un'ipotesi di diffamazione aggravata ai sensi dell'articolo 595, comma terzo, del Codice Penale, poiché la diffusione di un messaggio con le modalità consentite dall'utilizzo per questo di una bacheca facebook, ha potenzialmente la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone, sia perché, per comune esperienza, bacheche di tal natura racchiudono un numero apprezzabile di persone (senza le quali la bacheca facebook non avrebbe senso), sia perché l'utilizzo di facebook integra una delle modalità attraverso le quali gruppi di soggetti socializzano le rispettive esperienze di vita, valorizzando in primo luogo il rapporto interpersonale, che, proprio per il mezzo utilizzato, assume il profilo del rapporto interpersonale allargato ad un gruppo indeterminato di aderenti al fine di una costante socializzazione.

Fonte: Il Vescovado

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