Tu sei qui: Cronaca«Manifattura, perché simile transazione?»
Inserito da (admin), venerdì 28 ottobre 2011 00:00:00
Con delibera di Giunta Municipale n. 379 del 18/10 u.s., assenti il Vice Sindaco Luigi Napoli, l’Assessore al bilancio Alfonso Laudato e l’assessore Alfonso Carleo, l’amministrazione pro/tempore del Comune di Cava de’Tirreni ha deliberato di stipulare la transazione con M.S.T. s.p.a., approvando lo schema contrattuale.
I patti prevedono che le Manifatture Sigaro Toscano s.p.a. restituiscano l’immobile, da essi allo stato detenuto, a condizione dell’ottenimento da tutte le amministrazioni pubbliche di tutti gli atti di competenza di terzi, ivi compresi i permessi a costruire, affinché sia realizzato il progetto che forma allegato della stipula, e cioè il famoso “serpentone”, che qualcuno ha già ribattezzato “l’anaconda”, e che allo stato non ha né l’autorizzazione della Soprintendenza né la variante al PUT di competenza della Regione. Inoltre il Comune cederà a M.S.T. la palazzina di sua proprietà, occupata dall’ENEL. A riguardo è in corso un contenzioso appena iniziato ed il valore della palazzina è almeno di 1 milione e 500mila euro.
Al momento della firma il Sindaco Marco Galdi era a conoscenza del fatto che tutti gli interventi relativi al Piano Nazionale di Edilizia Abitativo del Comune di Cava de’ Tirreni, compreso quello della Manifattura e che forma oggetto della transazione, sono sospesi, perché richiedono variante al P.U.T. e la Regione avvierà tale procedura di variante solo dopo l’approvazione della nuova norma paesistica regionale. Tanto era stato ufficialmente comunicato al primo cittadino il giorno 14/10 u.s., cioè quattro giorni prima della delibera. Permane, inoltre, in tutte le sedi competenti il dubbio, ancora non sciolto, se gli interventi di housing sociale, che comprendono una quota di edilizia privata, possano essere approvati nelle zone in cui sono saturi gli indici edificatori per l’edilizia privata e per il commercio, come è il caso del serpentone, che prevede ben 8.385 mq di residenza libero mercato e 3.942 mq di commercio/ufficio.
Dai fatti balza agli occhi che la restituzione di ciò che appartiene ai cavesi è condizionata al compimento di atti amministrativi da parte di terzi, Soprintendenza e Regione, e che l’unico effetto dei patti allo stato sarà quello di paralizzare la causa, che se proseguisse, con molta probabilità, vedrebbe l’accesso presso i locali della Manifattura del consulente nominato dal Giudice, al fine di accertare se i miglioramenti, pretesi da M.S.T., esistano o meno, essendo indubbia la proprietà comunale. Certo è che se il C.T.U. accertasse che Cava nulla deve, M.S.T. ben poco potrebbe pretendere in via transattiva, con la conseguenza di potersi poi rivalere su chi le ha, senza poterne disporre, venduto il bene. Quindi è forse l’accesso dell’occhio del Giudice che si vuole ad ogni costo evitare?
Per quanto sopra il Malc, ancora una volta nell’esclusivo interesse della città, chiede al Sindaco di revocare il deliberato atto transattivo e di procedere rapidamente alla nomina di un nuovo avvocato a causa delle dimissioni per “sopravvenuta incompatibilità” dell’avv. Pagliara.
MALC, Coordinamento di associazioni per la Manifattura alla Città
Fonte: Il Portico
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