Tu sei qui: CronacaMinori porge l'ultimo saluto ad Aureliano Aceto [FOTO]
Inserito da (redazionelda), giovedì 24 maggio 2018 21:21:15
Ieri, mercoledì 23 maggio 2018, hanno avuto luogo, nella Basilica di Santa Trofimena in Minori, i funerali in onore di Aureliano Aceto, della cui morte prematura si è data già notizia martedì 22. La cerimonia funebre si è svolta, per espressa volontà del defunto, resa pubblica dal parroco don Ennio Paolillo, secondo la liturgia del Vetus Ordo.
Aureliano ha voluto che ci si attenesse alla celebrazione eucaristica in vigore fino al 1964, con la Santa Messa in latino e i canti gregoriani, in quanto terziario della "Fraternità di San Pio X" di Albano Laziale, in provincia di Roma, da dove sono giunti, per l'occasione, il sacerdote officiante e altri sacerdoti suoi collaboratori.
La comunità minorese si è stretta, in un unico abbraccio, attorno al suo feretro con un silenzio e un raccoglimento esemplari, propiziati dalla suggestiva solennità del rito tradizionale, che ha fatto percepire e gustare, in una chiesa gremita all'inverosimile, un'elevata e intensa spiritualità.
Al termine della funzione liturgica, sul sagrato della Basilica, il professor Francesco Criscuolo ha pronunciato la sua laudatio funebris.
"Questo è un giorno di lutto per un intero paese, che vede oggi, grazie anche al potere coinvolgente del suggestivo rito funebre tradizionale, associata la sua immagine a quella di una comunità colpita e quasi annichilita da un evento inatteso.
Ci sentiamo un po' tutti serrare la gola di pianto, perché la morte ha inesorabilmente e prematuramente mietuto un'altra vittima tra le persone a noi più care.
E' visibilmente numerosa la moltitudine di quanti, sospinti dal vincolo di sangue o dalla voce del cuore o da un sentimento di amicizia, si raccolgono attorno a un giovane che ha avuto il merito di assommare in sé tante tessere da comporre un consistente e duraturo mosaico nell'unicità del suo stile e della sua personalità.
In svariati campi di azione, dal lavoro di commerciante e trasportatore di agrumi a quello di pubblico dipendente, dal ruolo rilevante nella locale filodrammatica all'attivismo politico - sindacale, dai variegati interessi culturali e sportivi alle radicate convinzioni cristiane e al conseguente impegno religioso che esaltava una Chiesa pura e senza macchia, ha conseguito risultati degni di nota, che esprimevano la ricchezza delle sue sane passioni e l'intensità del suo amore per la vita.
E' stata un'anima candida e aperta al bene degli altri, a cominciare dalla famiglia. Circa venti anni ha trascorso accanto a colei che, compagna inseparabile, l'ha seguito come un'ombra lungo tutti i sentieri del suo sofferto itinerario. Penetrante è stata la sua funzione di presidio insostituibile per i figli, che nella vigile protezione paterna hanno trovato il sostegno forte alla loro inesperienza e alla loro crescita.
Quanto dolce, ardente e profondo, poi, è stato il suo affetto per la sorella, la mamma, il padre defunto Vincenzo, che ne hanno accompagnato un percorso segnato da ansie, inquietudini, preoccupazioni, speranze per la sua stessa integrità fisica fin dalla fanciullezza!
La morte non fermerà questa straordinaria corrente di energia affettiva, non farà dileguare le ineffabili e segrete speranze riposte in lui dalla moglie, non farà svanire i sogni, i progetti e le aspirazioni dei figli né aggraverà il peso del tormento per la madre e la sorella affrante. Al di là di una comprensibile mestizia e di una sincera sintonia con il dolore di tutti i familiari, un'onda di rasserenante conforto si sprigiona da quella bara, da cui Aureliano, in forza di tutti i tesori e delle "cose nuove e cose antiche" (Mt 13, 52) attinte dallo scrigno della sua sensibilità cristiana, vuole insegnarci che è importante vivere bene, nutrendo ideali di bontà e di servizio generoso, com'egli ha fatto in tutto l'arco della sua giovane esistenza.
Tornano acconce le parole del libro della Sapienza: "Fu rapito, perché la malizia non ne mutasse i sentimenti o la corruzione non ne traviasse l'animo" (Sap 4, 11).
Gli dobbiamo riconoscenza per questo lascito e, soprattutto, gli manifestiamo ammirazione per quegli occhi rivolti al cielo sul viale del tramonto, forse nell'estrema offerta della vita o forse nell'estasi della penultima contemplazione di Cristo, a testimonianza che la morte non è la fine di tutto, non è un cancello di uscita definitiva, ma un portone di ingresso nella vera vita, in cui egli ha fermamente creduto e sperato."
Fonte: Il Vescovado
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