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Nuove lauree: una svolta nella didattica

Inserito da Donnanews (admin), venerdì 10 agosto 2001 00:00:00

La scelta di proseguire gli studi, dopo la scuola secondaria superiore, è oggi facilitata dalla riforma universitaria, che ha consegnato agli studenti un sistema agile e versatile. Guardiamone il prospetto: Laurea (L) = 3 anni = 180 crediti Laurea specialistica (LS) = 5 anni = 300 crediti Diploma di specializzazione (DS) = 5-6 anni = 300-360 crediti Master di 1° e 2° livello = 1 anno = + 60 crediti Dottorato di ricerca (DR) = 3 anni Il Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica ha fissato 41 classi di lauree triennali e 104 classi di lauree specialistiche, cui vanno ad aggiungersi quelle dell’area scientifica strategica (Ministero della Difesa) e dell’area sanitaria (Ministero della Sanità). Crediti e classi sono concetti nuovi Una classe dà vita a vari corsi di laurea, che condividono saperi affini, ma si differenziano per i curricula miranti ad istruire figure professionali ben definite. Ad esempio, “Discipline dei servizi giuridici” raggruppa le lauree di Operatore giudiziario (cancelliere), Operatore della Pubblica Amministrazione, Consulente del lavoro e così via. L’Università di Palermo, nell’ambito della classe di appartenenza “Scienze dell’educazione e della formazione”, ha organizzato sei corsi di laurea triennali, fra cui: Educatore alla prima infanzia, Educatore interculturale, Esperto dei processi formativi ed educatori professionali, Operatore dei servizi socio-educativi e culturali. La denominazione e istituzione delle lauree è affidata ai singoli atenei, in nome di una spiccata autonomia. Resta il vincolo delle competenze trasversali: linguistiche, informatiche e di tirocinio. I crediti misurano il lavoro dello studente impegnato in varie tipologie di attività formative. L’attività formativa tipica rimane il corso di insegnamento, cui segue l’esame che valuta la qualità e la quantità dell’apprendimento raggiunto per mezzo dello studio individuale e nelle ore di lezione frontale, ed ora con maggiore insistenza su seminari, esercitazioni pratiche e di laboratorio, tirocini, tesi, progetti, insegnamento a distanza. Queste le forme della didattica. Per i contenuti le novità interessanti sono il riferimento alle culture di contesto ed alla formazione interdisciplinare, alla vocazione personale ed alla preparazione iniziale dello studente. Finalmente la focalizzazione si attua sullo studente più che sulle discipline. Tanto è vero che anche esperienze formative extrauniversitarie “fanno” crediti, come l’esercizio di un lavoro pertinente, stage, studi post-secondari, orientamento e tutorato. Una svolta nella didattica, che intende abbattere le patologie dell’alto grado di dispersione – solo uno studente su quattro arriva alla laurea - e dell’eccessivo scollamento tra la durate legale dei corsi e quella reale; allo stesso tempo garantisce a chi si fregerà del titolo di laureato padronanza di metodi e contenuti scientifici, generali e strettamente qualificanti. Nonché una preparazione aperta a successivi affinamenti, con la possibilità di accesso al biennio di specializzazione (LS e DS) o ai Master di 1° livello. L’articolazione delle lauree in classi ed il meccanismo dei crediti rendono più agevoli e regolari eventuali aggiustamenti in itinere (passaggi, trasferimenti, periodi di studio presso università estere). Infine, è l’occasione per vedere rivalutata la propria storia accademica, se non è proprio “brillante”. Gli inguaribili fuoricorso, quelli che sono in ritardo con gli esami, possono completare secondo la vecchia normativa oppure transitare alle nuove lauree, previo riconoscimento degli studi compiuti. A questo scopo le università riordinano e riformulano in crediti le carriere degli studenti già iscritti.

Fonte: Il Portico

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