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Cronaca

Pasquale Rondinella ora suona in cielo

Inserito da (admin), venerdì 14 marzo 2014 00:00:00

Alle prime luci dell’alba di oggi, venerdì 14 marzo, il mandolinista dei “Cantori Metelliani, Pasquale Rondinella, è voluto ritornare alla “Casa del Padre”. La sera di martedì 28 gennaio 2014, nella ricorrenza dei suoi primi 93 anni, non pochi fans de’ “I Cantori Metelliani”, la cui chitarra è Luigi (Gigino) Danella e la voce del tenore Raffaele Avagliano, con la direzione artistica del maestro Francesco (Franco) Senatore e del presentatore radio-televisivo Livio Trapanese, organizzatagli una festa a sorpresa, si portarono presso la Casa di Riposo “Villa Serena”, ex O.N.P.I., di Pregiato di Cava de’ Tirreni, ma ebbero l’amara sorpresa di apprendere che “zio Pasquale” (così era da tutti denominato) qualche giorno prima era stato ricoverato, per gli annosi problemi respiratori, presso il Reparto di Medicina del “Santa Maria Incoronata dell’Olmo”, retto dal magnifico Primario, dott. Vittorio Salvatore.

La torta era già stata predisposta, i regali erano stati acquistati, l’orchestra era pronta ad allietare la serata: cosa fare? I fans di zio Pasquale, non perdendosi d’animo, con l’ausilio della signorina Antonietta e della signora Mariagrazia Zito, cooperatrice della struttura sanitaria, con in testa il magnifico don Antonio Ventre, “past president” de’ “La Ciurma”, per onorare comunque zio Pasquale, eseguito il taglio e distribuzione della torta ai 26 ospiti della casa di riposo, tutti insieme si recarono presso l’Ospedale cittadino. Al quarto piano, nel letto n. 13, zio Pasquale rimase felicemente commosso nel vedere, forse anche inopportunamente, tanti amici intorno a lui; dopo qualche giorno di ricovero il ritorno a Casa Serena.

Sempre col sorriso sulle labbra, Pasquale Rondinella, dopo una vita “intensa” di lavoro e musica, silenziosamente si è spento. Gli ultimi 21 anni li ha trascorsi “donandosi” agli altri, come fece durante la seconda guerra mondiale, quando, da comandante di concentramento di “repubblichini”, sito nei pressi di Pisa, non mancò mai d’essere vicino ai “reclusi”. Le 93 primavere Pasquale Rondinella, famoso ed apprezzato mandolinista, ospite da alcuni anni della casa di riposo come il defunto ultracentenario Angelo Valva (spentosi a 108 anni) e tant’altri nonnini e nonnine, le ha vissute intensamente.

Nato il 28 gennaio 1921 in località “Sgobbo” di Santa Lucia, vissuto poi a “Casa Costa” di San Cesareo, ultimata la scuola media, Pasquale Rondinella cooperò col papà Matteo, abile artigiano calzaturiero. Matteo Rondinella era anche scrupoloso maestro di musica e le sue puntuali lezioni di chitarra e mandolino le impartiva, gratuitamente, a numerosi giovani cavesi, della vicina Salerno e dell’Agro nocerino sarnese. Sin dall’adolescenza Pasquale Rondinella seppe far tesoro degli insegnamenti del padre, tanto che fu presto richiesto e conteso dai componenti dei complessi musicali cittadini, per suonare nelle feste nuziali, compleanni e serenate sotto i balconi delle fanciulle innamorate.

Compiuti 19 anni, nonostante avesse brillantemente superato gli esami teorico-pratici per l’incorporamento nel Corpo della Guardia di Finanza (ecco il legame con chi scrive), il 1° gennaio 1940, imperversando la seconda guerra mondiale, fu inviato ad assolvere l’obbligo di leva presso il Centro Addestramento Reclute di Bari, per essere destinato, dopo il giuramento alla Patria, negli istituti militari di Altamura e Caserta, dove conseguì la promozione a sergente. Aggregato al 139° Reggimento Artiglieria, quale “mitragliere”, fu destinato a Civitavecchia, poi a Cagliari e poi ancora nelle aspre montuosità nuoresi. Per dare supporto alla già famosa 8ª Armata americana, fu fatto rientrare a Napoli, dovendo svolgere funzioni di “polizia militare”. Pasquale Rondinella, al comando di un contingente di militari, nell’affiancare le truppe alleate destinate a “risalire” lo Stivale, per liberarla dai nazisti, giunse in prossimità di Pisa, ove ebbe il difficile compito di vigilare 34mila prigionieri tedeschi ed italiani, quest’ultimi sostenitori della Repubblica di Salò, raccolti in un unico vasto campo di concentramento, diviso in otto aree, nell’immensa pineta di Coltano. Nella mente di Pasquale Rondinella tornò vivo l’adagio “Passeri, fringuelli e cavajuoli, ovunque vai li trovi” e ciò perché fra i prigionieri italiani vi erano anche dei concittadini, per i quali fece di tutto per aiutarli a superare le privazioni che solo chi è stato nei campi di prigionia può conoscere, rischiando d’essere scoperto e patirne le conseguenze per “alto tradimento”.

Nella primavera del 1946, ultimata la guerra, ritornò a Cava de’ Tirreni e poiché aveva una forte passione di produrre gelati, si cimentò nello storico “Bar Ponte” di Salerno, sito per moltissimi anni in Corso Garibaldi, nei pressi della stazione ferroviaria. Rondinella preferiva svolgere i turni di notte, nel corso dei quali, avendo più tempo disponibile di giorno, poteva meglio lavorare i gustosi gelati. Trascorsi alcuni anni, insistentemente richiesto dal cognato Ernesto Palladino, noto in tutt’Italia per l’arte calzaturiera, ebbe modo di rappresentare il rinomato calzaturificio cavese nei migliori negozi di Roma. Ma non era quello il suo futuro lavorativo. Infatti, dopo soli sette anni, decise senza ripensamenti, insieme a don Ignazio Armenante, di dar vita (nel cuore del Borgo porticato metelliano) al famigerato “Bar Armenante”. I gelati di Pasquale Rondinella erano divenuti famosi in tutta la provincia di Salerno, tanto che il titolare del Bar Ponte lo supplicò di ritornare, trascorrendo colà lunghi anni di lavoro notturno, fin quando, sopraggiunta un’invalidità, fu costretto a lasciare il lavoro, per collocamento in quiescenza.

La vita coniugale di zio Pasquale Rondinella non è stata serena come avrebbe voluto, poiché da Carmela Salsano, che sposò nel 1951, ebbe tre figli: la maggiore, a 25 anni, si tolse la vita per una delusione amorosa; il secondogenito, colpito da poliomelite, morì prima che compisse un anno; analoga sorte toccò all’ultimo nato, morto di bronchite capillare. La consorte l’ha lasciato vedovo nel 1993 e Pasquale Rondinella questi ultimi 21 anni li ha trascorsi donandosi in maggior misura agli altri, suonando i suoi melodiosi mandolini in eventi pubblici e privati, ma anche in svariati studi televisivi, come Quarta Rete. Quando siamo andati a trovarlo nella Casa di Riposo “Villa Serena” di Pregiato, l’abbiamo sempre sorpreso a suonare col suo storico mandolino, seduto sul cofano della sua storica Fiat 500 gialla, l’antico motivo “Cavesina”, la carezzevole canzone che i cavesi cantano dal 1947, anno della sua composizione.

Addio zio Pasquale, noi pregheremo per voi e siamo certi che anche voi non ci farete mancare le vostre premurose preghiere!

Livio Trapanese

Fonte: Il Portico

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