Tu sei qui: CronacaSalvatore Di Giacomo al Corpo di Cava
Inserito da La Redazione (admin), giovedì 11 dicembre 2003 00:00:00
Domenica 14 dicembre, alle ore 18, presso l'Hotel Scapolatiello di Cava de'Tirreni, si terrà, col patrocinio del Comune di Cava e della Provincia di Salerno, una manifestazione rievocativa in onore di Salvatore Di Giacomo, durante la quale sarà offerto in omaggio agli invitati l'opuscolo Il Poeta fra le rose, scritto e pubblicato dall'editore Avagliano, nei cui cataloghi è possibile reperire il volume dal titolo Rosa Bellavita, in cui sono raccolte le più belle novelle di Di Giacomo. Nel corso della serata sono previsti gli interventi del presidente della Provincia Alfonso Andria, del sindaco di Cava Alfredo Messina, dell'editore Tommaso Avagliano e di Toni Iermano, docente dell'Università di Cassino. Coordinamento e letture di Ottavio Costa. Seguirà il recital "Caffè Gambrinus", a cura di Mariano Rigillo. Agli ospiti sarà offerto un buffet di benvenuto.
LA MANIFESTAZIONE
"In questo antico Albergo, il poeta Salvatore Di Giacomo trascorse giorni sereni con l'adorata Elisa lodando il verde dei boschi e la buona tavola": è questo il testo della targa marmorea che sarà scoperta sulla facciata principale dell'Hotel Scapolatiello, al Corpo di Cava, nel corso della cerimonia in ricordo dei soggiorni del Poeta nell'antico villaggio metelliano, negli anni 1917-1923, in compagnia della moglie Elisa Avigliano, di origine cavese. E' un omaggio al poeta ed un ricordo per i tanti villeggianti che hanno soggiornato presso l'antico Hotel Scapolatiello, la cui storia centenaria è strettamente legata alla città metelliana, alla sua vita economica e sociale. In quest'occasione, il professore Toni Iermano, dell'Università di Cassino, terrà una conferenza sulla figura e l'opera di Di Giacomo, mentre l'editore Tommaso Avagliano, studioso di storia cavese, presenterà l'opuscolo Il Poeta fra le rose, in cui ricorda come "l'aria buona, il clima fresco anche d'estate, la popolazione ospitale, la vita a basso costo, la facilità di fittare, di riattare, di costruirsi una casina o una villa e non ultima la vicinanza a Napoli, furono i fattori che, in pochi lustri, fecero esplodere il boom del soggiorno estivo tra le verdi colline cavesi. Per un ampio arco di tempo che si dispiegò fino allo scoppio della prima guerra mondiale, Cava fu rinomato centro di villeggiatura, frequentato da famiglie nobili o agiate, non solo meridionali. Già molto tempo prima era divenuto luogo di pernottamento e di transito per i viaggiatori diretti alle due costiere, l'amalfitana e la cilentana". Per l'editore cavese, sulla storia della villeggiatura a Cava si è scritto forse poco ed il suo opuscolo "vuole aggiungere una tessera al mosaico finora abbozzato". Il libretto è arricchito da testi di lettere e cartoline inviate dal poeta durante i suoi soggiorni all'Hotel Scapolatiello. In appendice, altri due scritti "riguardanti la visita del benedettino Jean Mabillon all'Abbazia della SS. Trinità, avvenuta nell'autunno del 1865, e la descrizione che del paesaggio metelliano diede nel 1877 un altro ecclesiastico, anche lui proveniente d'Oltralpe, Paul Guillaume". Sono testimonianze preziose sulle bellezze del paesaggio metelliano che fa da cornice all'antico Hotel Scapolatiello, noto per la sua "familiare" ospitalità.
UN GRADEVOLE SOGGIORNO
"Abbiamo qui alla pensione due camere vicine, e davanti ad esse è una terrazzina con un pergolato d'uva, carico di grappoli e di nostra assoluta proprietà temporanea. Ne facciamo la cura ogni giorno. L'acqua di Fresatola che beviamo ha proprietà diuretiche straordinarie: altro che Fiuggi! Il sagrifizio di tanti poveri pollastri alimenta quasi ogni giorno i nostri pasti: il cuoco è un Vatel di prima forza e ci rimpinza di torte di crema e di marmellate. Si sta benissimo e non si paga molto. Mia moglie fa delle lunghe passeggiate nel bosco accompagnata dalle figlie dell'albergatore, io ne faccio di più brevi e filosofiche".
L'AUTORE
Salvatore Di Giacomo (Napoli 1860-1934), figlio di un medico morto durante l'epidemia colerica del 1884, fu studente in medicina, ma poi, terrorizzato dalle lezioni di anatomia, preferì dedicarsi al giornalismo. Cronista di "rossa" e di "grigia", seguì come inviato speciale celebri processi, tra cui quello Notarbartolo nel 1891. In seguito divenne bibliotecario e fu direttore della Biblioteca Lucchesi-Palli di Napoli. Amico intimo dei maestri della pittura napoletana, frequentatore assiduo per qualche decennio di casa Croce, ebbe rapporti con i più importanti intellettuali ed artisti italiani del suo tempo. Considerato dalla critica tra i più raffinati poeti dialettali della nostra storia letteraria, Di Giacomo fu finissimo narratore nonché drammaturgo, storico dell'arte e della musica, formidabile bibliofilo ed erudito. Nella sua vastissima produzione occorre segnalare l'edizione definitiva delle Poesie (1927); le raccolte di racconti Pipa e boccale (1893), Novelle napolitane (1914) e L'ignoto (1920); i due volumi del Teatro (1920); gli scritti storico-eruditi Cronaca del teatro S. Carlino (1891), La prostituzione in Napoli nei secoli XV, XVI, XVII (1899), Napoli: figure e paesi (1909), Luci ed ombre napoletane (1914); le monografie su Domenico Morelli (1905) e Vincenzo Gemito (1905). Il suo travagliato legame amoroso con Elisa Avigliano, la giovane insegnante che sposò nel 1916, è raccontato nelle postume Lettere a Elisa (1973). Recentemente, a cura di Toni Iermano, è apparso l'inedito carteggio tenuto da Di Giacomo con la scrittrice romena Hélène Bacaloglu, Lettere a Elena (1998). In edizione Avagliano: Rosa Bellavista e altri racconti (2001).
L'addetto stampa Lucrezia Depalma
Fonte: Il Portico
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