Tu sei qui: CronacaSfratto per la casa vinicola Apicella, dipendenti a rischio
Inserito da (admin), venerdì 8 maggio 2015 00:00:00
Ordine di sfratto immediato per la casa vinicola Apicella dalla storica sede di via XXV Luglio. Oltre alla perdita di un marchio che ha segnato 41 anni della vita di Cava de’ Tirreni, conosciuto sul territorio nazionale ed anche all’estero, ci sono pure una decina di lavoratori che rischiano seriamente il posto.
Il dispiacere, la paura, i timori per quanto accadrà di qui a breve li esprime Mario Apicella, che nella fabbrica metelliana, oltre ad investire ingenti capitali, ha sacrificato tanti anni della sua vita, garantendo un’occupazione a diversi operai. «Dopo 41 anni di lavoro, sacrifici e sudore - afferma - ci mandano in mezzo ad una strada. Un’azienda grande come la mia, con macchinari importanti e di grandi dimensioni, non trova una facile collocazione in qualche altro punto del territorio. Abbiamo scritto al Prefetto con la speranza che ci aiuti».
La storia della casa vinicola Apicella parte nel 1974, data dell’iscrizione alla Camera di Commercio. Intanto, a Cava de’ Tirreni c’è un suolo che apparteneva al Demanio, sul quale sorgeva lo spolettificio, che per alterne vicende era finito in mano alla curatela fallimentare. Nel 1981 gli Apicella ottengono il nullaosta da parte dell’Asi per poter insediare su quel suolo un’azienda vinicola. Un salto nel tempo e si arriva al 2000, quando a Mario Apicella viene notificata una denuncia per l’occupazione abusiva del suolo.
A distanza di 41 anni, infatti, quell’area di 2340 metri quadrati, oggetto di pignoramento, dopo essere stata messa all’asta per ben 4 volte - aste andate tutte deserte - è passata nella disponibilità dei creditori. Ed arriviamo ad oggi. Lo scorso 28 aprile, a seguito anche di una serie di azioni legali intraprese dagli Apicella, è arrivata la condanna per gli stessi titolari della casa vinicola: lo sfratto dall’area dell’insediamento industriale, la cui scadenza è fissata per la metà del mese di maggio.
La data fissata si avvicina e cresce la disperazione dei titolari, che puntavano tutto sulla possibilità di continuare ad esercitare la loro attività sul suolo occupato da 8 lustri, ma neanche l’offerta presentata per poter acquistare il suolo è andata a buon fine. Il costo del suolo, tramite asta, si aggirava infatti attorno a un miliardo e 200 milioni di lire. Molti, anzi moltissimi per un imprenditore che gestisce un’azienda con 10 operai. Gente che, se non si dovesse trovare una soluzione al problema, rischia di restare entro pochi giorni senza lavoro a causa dell’inevitabile chiusura dell’azienda.
L’appello della proprietà ora è quello di ottenere più tempo per esaminare i possibili rimedi. «15 giorni sono davvero pochi per trovare un’alternativa concreta e soprattutto per scongiurare il peggio - afferma Mario Apicella - Appena due settimane servono solo se ci costringono a buttare via i macchinari e tutte le attrezzature della mia casa vinicola ed a mettere ogni cosa in mezzo alla strada».
Annalaura Ferrara
Fonte: Il Portico
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