Tu sei qui: Cronaca"Suicidio" di Anna Esposito, la verità appesa... alla cintura
Inserito da (admin), venerdì 13 febbraio 2015 00:00:00
Torna alla ribalta il suicidio sospetto della cavese Anna Esposito, commissario di Polizia in servizio alla caserma “Zaccagnino” di Potenza, trovata morta impiccata nell’alloggio di servizio. Dopo la riapertura delle indagini e l’iscrizione del registro degli indagati dell’ex compagno della poliziotta, il giornalista Rai Luigi Di Lauro, indagato per omicidio, una nuova svolta nell’inchiesta potrebbe arrivare dalla cintura utilizzata dalla Esposito per impiccarsi.
La cintura è stata consegnata in Procura a Potenza nei giorni scorsi dal padre di Anna Esposito, che non ha mai creduto all’ipotesi suicidio. Il corpo della poliziotta fu ritrovato con una cintura intorno al collo assicurata alla maniglia della porta del bagno. Una dinamica che, secondo la prima autopsia effettuata nel 2001, rientrava nella casistica di un “suicidio atipico”, nonostante i piedi del commissario toccassero il pavimento. Ora che i pubblici ministeri Francesco Basentini e Valentina Santoro lavorano all’ipotesi omicidio, proprio attraverso quella cintura si proverà a dare una risposta ai tanti dubbi che ancora fanno del caso un giallo.
La cintura consegnata ai magistrati è lunga poco meno di un metro: 93 centimetri. I primi accertamenti si concentreranno su quello che in gergo tecnico si chiama “sviluppo minimo del nodo” (ovvero sulla parte di cintura impegnata dal nodo), che secondo gli atti della prima inchiesta, chiusa dal pm De Luca con l’archiviazione, doveva essere di 24 centimetri.
Anna Esposito fu trovata senza vita il 12 marzo del 2001. La sua morte fu archiviata come un suicidio atipico. Lo scorso anno, su sollecitazione dei familiari, la Procura di Potenza ha riaperto l’inchiesta ed iscritto l’ex compagno della donna nel registro degli indagati, con l’ipotesi di accusa di omicidio. Per fare piena luce sulla vicenda è stato riesumato il corpo della poliziotta.
Dai primi risultati emersi dall’autopsia effettuata dal medico legale Introna, il superconsulente dei casi Claps e di quello dei gemellini di Gravina di Puglia, sarebbero emerse circostanze che avvalorerebbero la tesi accusatoria. Rilevate una lesione cranica e delle costole. Per ulteriori accertamenti la Procura ha disposto una nuova perizia presso l’Università di Chieti. A 14 anni dai fatti, dunque, potrebbe esserci una svolta per quello che era stato archiviato come un suicidio, ipotesi alla quale la famiglia Esposito non ha mai dato credito. Ora nuovi elementi potrebbero venire dalla comparazione tra la lunghezza della cintura e la posizione in cui fu trovata impiccata la donna.
Carmela Scarano
Fonte: Il Portico
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