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Venezia, detenuto denuncia: "Pestato dagli agenti"

La denuncia arriva dal suo avvocato. La vicenda è ancora al vaglio della magistratura dopo che è stato aperto un fascicolo a Venezia

Inserito da (Redazione Nazionale), martedì 27 febbraio 2024 21:16:35

di Norman di Lieto

Secondo quanto riferito da un detenuto di 23 anni sarebbe stato pestato in cella da tre agenti della polizia penitenziaria, che gli avrebbero rotto alcune costole e lesionato la milza, tanto che i medici che poi l'hanno preso in cura, a Verona, sono stati costretti a sottoporlo ad un intervento chirurgico d''urgenza.

I magistrati hanno aperto subito un fascicolo a Venezia, competenti per quello che è accaduto nel carcere di Santa Maria Maggiore di Venezia.

Anna Osti è la legale che difende gli interessi del detenuto: l'avvocata ha presentato una denuncia per lesioni nei confronti delle tre guardie, ed un esposto è arrivato anche sul tavolo del garante regionale dei detenuti.

Quello che la magistratura dovrà verificare è la ricostruzione del detenuto: c'è un fatto che verrà messo sotto la lente dagli inquirenti.

Dopo il pestaggio, il detenuto è stato trasferito da Venezia in un penitenziario veronese dove poi sarebbe stato sottoposto ad un intervento d'urgenza per emorragia interna.

Il detenuto sarebbe stato 'colpevole' di aver inscenato una protesta dopo essergli stato negata la possibilità di chiamare la madre.

In un secondo momento, alcune guardie gli avrebbero detto che poteva chiamare alla madre ma portandolo in realtà in un luogo dove sarebbe scattata la presunta ''spedizione punitiva'.

Secondo l'avvocata Osti - dopo aver sentito il suo assistito il detenuto avrebbe colpito prima un agente quando ha scoperto che il luogo dove sarebbe stato condotto non era dotato del telefono.

"Nella stanzetta c'era una terza guardia, e in tre lo hanno preso per i capelli, colpito, e colpito ancora".

Secondo il referto medico stilato in ospedale a Verona: al giovane sarebbero state riscontrate alcune costole rotte, lesioni ad un orecchio, e tumefazione all'occhio destro, una lesioni alla milza che ha provocato l'emorragia.

"Mio figlio non è un santo - ha raccontato la madre, Anna - Ha sbagliato e sta scontando la sua pena. Però quello che gli è accaduto non deve succedere più a nessuno. In qualche altra occasione qualcuno lo aveva picchiato, ma erano stati episodi meno gravi. Dopo essere stato picchiato è stato lasciato così, senza il permesso per le cure né per avvertire la mamma o l'avvocato. Quando hanno visto che era in condizioni abbastanza gravi lo hanno trasferito".

Il caso del detenuto picchiato dagli agenti segue quello accaduto a Reggio Emilia con un video dello scorso anno reso noto ai primi di febbraio.

In una nota la senatrice dell'Alleanza Verdi e Sinistra, Ilaria Cucchi - che chiede l'intervento del ministro della Giustizia, Carlo Nordio - ha dichiarato:

"Lesioni da botte alla testa, al volto, sul corpo, con la milza spappolata così è arrivato undetenutodal carcere di Venezia a quello di Verona. E dopo una settimana in terapia intensiva, al suo risveglio ha denunciato il pestaggio da parte degli agenti del penitenziaro Santa Maria Maggiore di Venezia. Una cosa gravissima, al limite della tortura. Le carceri dovrebbero essere luoghi rieducativi, non certo un luogo dove usare tortura. Ma purtroppo non è così. Se mai ce ne fosse bisogno, questa è l'ennesima dimostrazione dell'importanza di aver approvato una legge, nel 2017, che punisse la tortura e, che ora non deve essere toccata. Antigone ha fotografato una realtà inquietante: 13 i procedimenti e i processi per presunte violenze e torture avvenute negli istituti di pena di Ivrea, Modena, Viterbo, Monza, Torino, San Gimignano, Santa Maria Capua a Vetere, Palermo, Nuoro, Bari e Salerno. Un giro d'Italia di violenze e torture non degno di un Paese civile. La famiglia del giovane ora chiede giustizia e verità e mi auguro che la procura chiarisca come sia potuto accadere un fatto simile al Santa Maria Maggiore, e individui i responsabili. Il ministro della Giustizia Nordio faccia chiarezza e intervenga immediatamente".

Sul tema delle carceri, ci sono ancora diverse criticità che colpiscono i penitenziari italiani, due di questi sono i suicidi e il sovraffollamento all'interno delle stesse strutture carcerarie.

Proprio sui suicidi, oggi, a Prato, un detenuto di 45 anni di origine nordafricana si è tolto la vita all'interno della sua cella.

I numeri sul numero di suicidi all'interno delle carceri italiane - non solo dei detenuti ma anche dello stesso personale - sono spaventosi per questo Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria ha dichiarato:

''Ventuno detenuti e 2 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria si sono tolti la vita dall'inizio dell'anno. Con suicidi, omicidi, rivolte, tumulti, aggressioni, violenze e stupri, nel mentre si discetta della sperimentazione delle stanze dell'amore, si conclamano le stanze dell'orrore. Per quanto possa apparire paradossale, è il quadro della gestione delle carceri.

Quattordicimila detenuti in più e 18mila appartenenti alla Polizia penitenziaria in meno richiedono un intervento urgente per conseguire sia il deflazionamento della densità detentiva sia cospicui rinforzi organici, con procedure straordinarie e accelerate, negli operatori, oltre a riforme strutturali e complessive. In mancanza, altro che amore, continueranno morte, orrore e sofferenza'', conclude De Fazio.

 

FONTE FOTO: Foto diIchigo121212daPixabay e Foto diJody DavisdaPixabay

Fonte: Booble

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Carcere<br />&copy; Foto di Jody Davis da Pixabay Carcere © Foto di Jody Davis da Pixabay

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