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Franco Di Mare annuncia suo nuovo romanzo. Sarà ancora ambientato a Bauci, paese immaginario della Costiera Amalfitana

Inserito da (redazionelda), sabato 23 febbraio 2019 16:15:16

Nella sua rubrica "Sarò Franco" del Corriere del Mezzogiorno oggi in edicola, il giornalista RAI Franco Di Mare, conduttore del programma "Uno Mattina", annuncia di voler lavorare a un nuovo romanzo ambientato ancora a Bauci, la città invisibile di Italo Calvino, in cui già ambientò il suo "il Caffè dei miracoli" (edito da Rizzoli).

Un paesino arroccato, un po' distaccato anche se spesse volte si ritrova al centro del mondo (delle polemiche), con le sue storie, i suoi personaggi, i suoi paradossi, talvolta incomprensibili.

Proprio come accade a Ravello, il paese a cui realmente sembra essersi ispirato Di Mare che, da giornalista di razza, dimostra di conoscerne dettagliatamente fatti e misfatti. Di seguito il suo articolo.

Ritorno a Bauci (in Costiera). Luogo-paradigma di vizi e virtù

Appunti per un romanzo su Bauci, un paese di fantasia che prende il nome di una delle città invisibili di Calvino, un luogo inesistente nel quale ho già ambientato tre storie. Paese immaginario, certo, ma collocato in un'area geografica reale, la meravigliosa Costiera amalfitana, con le spalle appoggiate in modo indolente ai monti Lattari e il volto rivolto verso il mare. Un paese che è paradigma delle virtù (tante) e dei vizi (altrettanti) del nostro Paese e in particolare del nostro Sud. Un luogo dove d'estate anche il più impreparato dei camerieri parla almeno due lingue oltre la sua, un centro internazionale, frequentato dal jet-set cultural mondano, piccolo gioiello cosmopolita e schizofrenico.

Perché d'inverno, chiusi gli alberghi, i ristoranti e le botteghe di souvenir, Bauci ritorna paese, con tutte le idiosincrasie proprie dei piccoli centri isolati dal resto del mondo, non ultima delle quali una sottile spocchia verso i turisti - in fondo mal sopportati - e una incredibile tendenza al complotto e al masochismo. Nessun paese è così vocato all'autolesionismo come Bauci.

Il suo sindaco odia così tanto il suo rivale politico che se fossero gli unici sopravvissuti a un naufragio e finissero insieme nello stesso canotto, lui lo bucherebbe pur di fargli dispetto.

Nel primo romanzo della saga su Bauci, «il Caffè dei miracoli», il sindaco e il suo rivale politico si facevano la guerra intorno a un progetto di respiro internazionale: la costruzione di un museo che avrebbe dovuto raccogliere le opere degli artisti internazionali che avevano eletto Bauci a buen retiro. Una sorta di petit Beaubourg della Costiera, insomma. Quello che mi premeva di mettere in evidenza era la resistenza al nuovo, una propensione dello spirito che, seppur propria di tutti gli esseri umani ad ogni latitudine, nei piccoli centri assume dimensioni tragicomiche e grottesche, come sa chiunque abbia letto Chocolat di Joanne Harris.

Gli scontri politici, le rivalità, i progetti, gli odi e gli amori, la vita di comunità nei piccoli centri diventano la trama di un racconto che è locale e nazionale allo stesso tempo, come dimostrano la Vigata di Camilleri e la Bellano di Andrea Vitali. Le strade e le piazze dei paesi si trasformano nel palcoscenico naturale di una commedia umana straordinaria, cinica e meravigliosa, dove si ritrovano personaggi familiari, che conosciamo da sempre: il sindaco e il parroco, il farmacista e il capufficio, il cognato, il professore di liceo e il geometra, il furbacchione e lo scemo del paese, il barista e la bellona, lo straniero stanziale, il notaio e il vecchio saggio seduto in un angolo della bocciofila.

I protagonisti del mio prossimo romanzo dunque sono quelli eterni della comédie humaine, profili e caratteri presi in prestito arbitrariamente e in modo casuale dalla letteratura e da quella inesauribile fonte d'ispirazione che sono le nostre terre.

Titolo provvisorio: «Il vernissage di Bauci».

Personaggi e interpreti:

il sindaco,

la sua signora, pittrice di scarsa fortuna,

il fido consigliere del primo cittadino,

l'esperto d'arte arrivato dall'estero,

due giornalisti locali in aperta rivalità, uno amico del sindaco, l'altro suo nemico giurato;

il prete, coinvolto suo malgrado nella querelle,

i consiglieri comunali tutti e la sede del consiglio comunale, teatro di scontri, vendette e complotti.

E ancora: il maresciallo dei carabinieri, di origini siciliane ma ormai baucese d'adozione.

Il titolare del bar, luogo di incontro, vera agorà del paese, dove si tessono trame e si disegnano strategie.

La trama:

Costruito — non senza difficoltà — il museo di arte contemporanea di Bauci, l'amministrazione comunale si trova di fronte alla difficoltà della sua gestione. Il progetto doveva essere, sulla carta, il trampolino di lancio del paese nel novero internazionale delle città d'arte. Ma le buone intenzioni naufragano sulla cattiva gestione e sulla rissosità dei soci. Il sindaco allora avoca a sé ogni potere decisionale, fa fuori tutti, cambia lo statuto e nomina presidente un esperto d'arte francese, un uomo mite (ma altrettanto furbo) ripescato dalla pensione dietro lauto compenso. Costui in passato aveva diretto la reggia di Versailles però, non conoscendo bene la situazione, nomina come suo attaché il fido consigliere del primo cittadino, uno che di arte non capisce nulla, ma ovviamente la cosa non è esiziale: l'importante è che il primo cittadino non perda il controllo del museo e delle sue attività.

Fino a quel momento, il museo di Bauci aveva ospitato mostre itineranti di caratura internazionale. Ma stavolta, non si riesce a venire a capo di un progetto che sia uno. Nessuno sa nulla. Intanto, il fido consigliere ci prende gusto e, sfuggito al controllo del sindaco e dell'esperto francese, progetta la ripresa della stagione museale organizzando una mostra di artisti locali, il più noto dei quali aveva realizzato una personale in una saletta della chiesa di Lettere, messa a disposizione per l'occasione dal parroco del paese. Insomma, a un passo dalla stagione estiva e dalla riapertura dei grandi alberghi, a Bauci la confusione regna sovrana, mentre il sindaco emigra temporaneamente all'estero per sposare la sua bella con una cerimonia in pompa magna e — temendo un calo di consensi — organizza una rete di spionaggio clandestina per tenere sotto controllo il suo rivale politico. Intorno alla vicenda si fanno la guerra i due giornali locali, uno pro e uno contro. Mentre il maresciallo della benemerita controlla da lontano.

La conclusione della trama (abbozzata peraltro in modo grossolano) non ve la rivelo, per non togliervi il gusto della lettura. Ovviamente, ogni riferimento a fatti, persone, eventi reali è da considerarsi puramente casuale, trattandosi di un'opera di pura fantasia.

Ma questo non ve lo devo nemmeno spiegare. O no?

>Leggi anche:

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Fonte: Il Vescovado

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