Ancora un altro derby perso. L'ennesima delusione per gli ultrà metelliani. E così, come testimoniato già a Giugliano da quei tifosi che hanno abbandonato le gradinate in segno di protesta quando hanno visto quale formazione Pidone aveva messo in campo, arriva un altro momento di forte fibrillazione all'interno del pianeta Cavese. Un campanello d'allarme in chiave play-off. Sasà Campilongo, spettatore al "De Cristofaro" per l'ultimo turno di squalifica, non è d'accordo: «Abbiamo ancora intatte tutte le carte per arrivare a vincere i play-off. Non abbiamo nulla da perdere a questo punto della nostra storia. Perché, allora, non tentare l'impresa? I ragazzi meritano di conquistare qualcosa di importante. Sono al centro di una campagna denigratoria che ritengo ingiustificata ed ingiusta, perché il vero exploit, il miracolo, è stato arrivare fin qui recitando un ruolo da protagonisti. Ed ora che qualcosa sul piano nervoso e fisico la si sta pagando, ci si vuole crocifiggere. Pensate che un allenatore, ad un passo da un'esaltante vittoria finale, molli tutto o, ancor peggio, permetta a chicchessia di far crollare il castello? Ma siamo pazzi? Faremo il possibile e l'impossibile per vincere i play-off». Chi crede alla maglia, al simbolo aquilotto, chi ha una sola fede, non ha accettato di registrare passi falsi cocenti negli ultimi derby. Si è sentito defraudato di un sogno. Anche a questi cavesi feriti nell'orgoglio prova a dare speranza il tecnico della Cavese: «Sono concentrato sulle 2 partite, anzi le 4, che dovremo giocare per gli spareggi promozione. Una serie di sconfitte non programmate, qualche prestazione sotto tono dei ragazzi, alcuni riposi forzati dati ai miei giocatori più rappresentativi, sono stati episodi che non sono andati a genio a qualche tifoso metelliano. Ma non posso preoccuparmene più di tanto. Ho messo in cantiere anche questo, pur di recuperare energie fisiche e mentali dei miei pezzi migliori. Sono consapevole che si vorrebbe vedere sempre la migliore Cavese disponibile, per fare sempre bella figura. Ma qualche volta bisogna con saggezza fare l'incudine ed accettare di buon grado qualche umiliazione, se questa può servire a centrare un obiettivo ambiziosissimo».