Tu sei qui: Eventi e Spettacoli“Cucinapoli Summer Dream”: all’Hotel Caruso di Ravello un evento di beneficenza per la Fondazione Isaia
Inserito da (Redazione il Vescovado Notizie), venerdì 4 luglio 2025 13:19:23
Di Emilia Filocamo
Cucire è un verbo bellissimo. Al di là dell'impiego più familiare del termine che lo lega inevitabilmente al mondo della sartoria e della moda nella sua destinazione più completa, si presta magicamente a molteplici accezioni e significati che ne esaltano ed evidenziano tutto il potere.
Si cuciono strappi, allora ecco che il termine si avvicina molto al rimarginare, declinato nella versione più tecnica di rammendo, si cuciono distanze, differenze, rapporti che sembravano strappati per sempre, diversità che apparivano insormontabili e prive di soluzione, proprio quanto un buco a vista in un abito pregiato. Si, cucire è un verbo evocativo e pregno di significati che, in un richiamo di emozioni, si identificano con la pazienza, con l'arte, l'attesa, la dedizione. Cucire è frutto di esperienza, di manualità affinata ai massimi livelli: è pazienza quella che misura, inserisce il filo in una cruna dal foro millimetrico, che guida la stoffa sotto la macchina, che inserisce segnali indicativi su cui eseguire una piega, quella che delinea con perfezione un cartamodello.
Anche cucinare è un verbo bellissimo, in fondo ha quasi tutte le stelle lettere dell'altro, del verbo cucire. Entrambi hanno consonanze evidenti, una fisionomia simile: perché è un mettere insieme, è partire da un progetto, da un'idea, precisa, raccogliere tutto l'occorrente, siano essi filo, stoffa, bottoni, o sale, spezie, aromi, prodotti di stagione, e procedere a creare altro. Si parte sempre da un'idea, e, per di più, si parte sempre da elementi che sono separati, isolati e che poi, una volta raccolti e messi insieme, fanno la magia.
Io credo che ci sia tutto ciò dietro la cena evento che il Caruso, a Belmond Hotel Amalfi Coast, ospiterà con grande soddisfazione domenica 20 luglio. Cucinapoli Summer Dream è frutto di un progetto di grande valore morale e sociale a cura della Fondazione Enrico Isaia e Maria Pepillo, già attiva in questo senso dal 2018. Si parte dall'esperienza più semplice e gradita per "cucire" le persone: una cena, un momento conviviale, sebbene elevati alla massima potenza in fatto di partecipazioni e di piatti. Una cena che diventa spettacolo secondo un preciso percorso disegnato da Massimiliano Isaia (azionista del gruppo e supporter della Fondazione, oltre che appassionato di enogastronomia come tutta la famiglia Isaia) con l'aiuto della Food Atelier di Giovanna Virgilio, già al centro di alcuni tra i più rinomati eventi enogastronomici della Campania.Tre chef stellati, Domenico Candela dell'Hotel Parker's, Gennaro Esposito per La Torre del Saracino e Oliver Glowig per i Tre Olivi, a cui si aggiunge l'Executive Chef del Caruso, Armando Aristarco, guideranno con la bacchetta dei sapori e del genio creativo, un'orchestra di prodotti, piatti e vini che esaltano il territorio e celebrano la Campania più bella, quella che non solo è ricca ma che è anche generosa. Si parte alle ore 19,00 con i saluti istituzionali della Fondazione Isaia a cura di Gianluca Isaia, Presidente dell'omonima Fondazione, e Iolanda Mansi, General Manager del Caruso, per poi procedere con un vero e proprio show di eccellenze campane che vanno dall'aperitivo d'autore di Armando Aristarco fino agli sfizi fritti del Maestro Pizzaiolo Pasquale Vitiello della Pizzeria Nennella. A seguire l'estro dei tre stellati, i vini che, ancora una volta, faranno da "cucitura" tra più aree della Campania ed amalgameranno territorio e tradizioni, esperienza e retaggi, da Marisa Cuomo a Monte di Grazia e Tenuta San Francesco, passando per Villa Matilde e San Salvatore. Stesso percorso per i dolci, una vera e propria celebrazione del meglio della pasticceria locale con Pepe, Sal De Riso e Pansa.
A condurre la serata la giornalista di lungo corso Lucia Serino.
La finalità della serata è raccogliere i fondi necessari per sostenere le attività della Fondazione a partire dal progetto NEET (mirato ad introdurre nel mondo del lusso giovani che non sono parte del mondo del lavoro, tantomeno impegnati nella formazione) proseguendo il percorso virtuoso iniziato negli anni precedenti il cui racconto sarà affidato a Tommaso D'Alterio (Direttore Generale della Fondazione Isaia) con le testimonianze dei partner interessati. Si parte dal laboratorio di camiceria presso il penitenziario di Santa Maria Capua Vetere proseguendo con il corso IEFP fino ad arrivare ai vecchi e nuovi progetti contro la povertà educativa.
Penso che, a questo punto, il cerchio si chiude, così come si chiude una cucitura fatta per bene e, in modo semplice, si stacca l'ultimo lembo di filo tranciandolo decisi con i denti. Tornano i verbi dell'inizio: cucire e cucinare. Si cuciono le differenze, le emarginazioni, le indifferenze, e la cucina, altro non è che voglia di stare insieme, di appianare conflitti, divergenze e tensioni, un atto d'amore, come spesso si dice. E non c'è forse amore nella preparazione di un piatto come nella volontà di "insaporire" vite altrimenti destinate a corsi non facili, non piacevoli?
Quando ci si siede a tavola, o quando si indossano una giacca e un abito acquistati da poco, ci si augura sempre che siano buoni o che stiano bene.
Il 20 luglio prossimo, al Caruso, con il tramonto che si dilunga rosso fino a sera, ogni cosa sarà buona e andrà bene. Calzerà a pennello e sarà gustosa, sfamerà al momento e anche domani, perché laddove un progetto guarda alle nuove generazioni e mira ad offrire possibilità, non ci sono digiuni, non si è mai nudi, soli, spogli di futuro o affamati per mancanza di occasioni. Il bottone è al suo posto, la sapidità è giusta, la giacca cade perfettamente, i profumi sono quelli desiderati. È tempo di bene, e tutto il buono che ne verrà avrà una foggia, avrà un sapore. E un domani.
Fonte: Il Vescovado
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