Tu sei qui: Lettere alla redazioneC'era una volta il cantoniere ...
Inserito da (ilvescovado), martedì 9 agosto 2016 19:53:53
Di Raffaele Ferraioli
C'era una volta, tanto tempo fa, il cantoniere... o, se preferite, lo stradino. Un signore in divisa quasi militare, addetto alla sorveglianza attiva e alla manutenzione ordinaria, quotidiana di un tratto di strada che gli veniva affidato. Ho detto quotidiana non a caso, perché la perfetta percorribilità di un tracciato stradale richiede una presenza e una cura giornaliera.
E c'era la casa cantoniera ... Inconfondibile, dipinta in rosso pompeiano, con le fasce agli spigoli e le cornici bianche intorno a porte e finestre. Abitazione, deposito di attrezzi, struttura di pronto intervento, avamposto di efficienza organizzativa, sede fisica di una funzione insostituibile di presidio. "Erano altri tempi! Queste romanticherie non esistono più", potrebbe dire qualcuno. Eppure! Erano i tempi della ragionevolezza, della consapevolezza, del senso di responsabilità. Tempi che non tramontano mai. Tempi in cui era il buon senso a prevalere.
Una strada non può essere costruita una volta per sempre e subito abbandonata. Trattasi di una realtà continuamente bisognevole di cura, di attenzione, di sorveglianza attiva. Quella passiva, detta "video" e affidata alle telecamere è tutt'altra cosa. Per questi motivi le case cantoniere, ormai tutte in dismissione e in vendita, vanno considerate il simbolo dell'efficienza perduta. La prova provata del progressivo disfacimento istituzionale, dell'impazzimento generale che tende a cancellare tutto ciò che funziona per inseguire il nuovismo e per adeguarsi alle tesi ragionieristiche dei tagli indiscriminati.
Alla fine i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Strade piene di buche, fondo dissestato, segnaletica inesistente, barriere divelte, tappetini di usura logori e sdrucciolevoli. Nastri d'asfalto abbandonati al loro destino da decenni gridano vendetta. La mancata manutenzione negli anni passati ha aggravato la situazione al punto che, oggi, si richiedono interventi straordinari con aggravi di spesa rilevantissimi. Questa è la rappresentazione plastica della stoltezza!
In questo quadro certamente sconfortante s'innesca poi il ping-pong delle competenze, il palleggio delle responsabilità e il dover fare i conti con le riforme incompiute. La mancata soppressione delle Province, che continuano a conservare competenze ma non hanno risorse finanziarie da impiegare ne è l'esempio più eclatante. Siamo davvero al si salvi chi può! Più caos di così! ...
Fonte: Il Vescovado
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