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Inserito da (ranews), mercoledì 30 maggio 2018 11:46:51
Di Antonio Schiavo
Gentile Direttore, sai che non è mia abitudine replicare alle considerazioni o anche alle critiche che vengono indirizzate al Giornale sui miei pezzi, soprattutto quando le stesse si caratterizzano per compostezza e garbo come nel caso della lettera odierna di Paolo Russo (clicca qui per leggere).
Ritengo stavolta però necessario un doveroso chiarimento sia sulle cose che ho scritto sia sulle osservazioni mossemi dal Presidente del Consiglio Comunale di Minori la cui stima mi onora e che ricambio. Ciò indipendentemente dalla piega che stanno prendendo le cose in queste ore.
1) Non auspico assolutamente un Presidente "Maitre de Cerimonie". Non è un mio appellativo ma quello di illustri studiosi e giuristi che hanno analizzato la nostra Carta Costituzionale e soprattutto la sua concreta applicazione negli anni. Sarei addirittura favorevolissimo ad un sistema che, da parlamentare puro, si trasformasse gradualmente in Presidenziale. Allora sì che il Presidente avrebbe poteri reali e non solo fumosamente descritti. Verrebbero meno, inoltre, tutti gli alibi, le ipocrisie e le interpretazioni (spesso pro domo sua) di tanti che, a corrente alternata, vogliono il Capo dello Stato solo come ratificatore di scelte altrui (dal ’48 ad oggi è quasi sempre stato così) o lo invitano ad avere "sussulti" - che tali sono - di autonomia decisionale e di affermazione delle sue prerogative.
2) Nel caso di specie, si badi bene, non c’è stata opposizione del Presidente su ministri in odore di conflitto di interesse (come avvenne con Previti) o fra poteri (come con Gratteri) ma il rifiuto di nominare un ministro sulla base esclusivamente di opinioni espresse da un economista di chiara fama, su cui si può non essere d’accordo ma che appaiono ampiamente legittime a meno che non si abbia il timore di ledere la maestà delle cancellerie estere. Che continuano a fare la parte del leone infischiandosene dei principi di pari dignità, solidarietà e reciprocità pure previsti nei trattati della cosiddetta Unione Europea.
3) Quelli che oggi abbiamo paura di allarmare sono gli stessi che, a casa loro, finanziano con denaro pubblico le banche, non rientrano nei parametri del famigerato 3% deficit\pil e hanno fatto finta di niente quando gli abbiamo chiesto di condividere con noi l’epocale problema dei migranti. Da questi non accettiamo lezioni e, se c’è da sedersi ad un tavolo e rivendicare modifiche ai vincoli capestro, ciò va fatto perché si è perso anche troppo tempo.
4) Mi sono limitato a ricordare che nella prima e nella seconda Repubblica i nostri Capi di Stato non sono sembrati così puntuali e rispettosi dello stesso articolo 92 oggi issato come vessillo da quelli che temevano un governo non allineato alle loro preferenze (dimenticando quanto espresso dal popolo). Quante occasioni ricorda, gentile amico Russo, di mancate nomine a ministro, sottosegretario e- ahinoi- anche Presidente del Consiglio che cronaca e storia hanno poi giudicato come (per usare un eufemismo) poco degni della carica?
5) Argomento risparmiatori. Da quello che ho letto (nella mia somma ignoranza in materia economica) nel contratto stipulato fra Lega e 5 stelle non si parlava di uscita dall’Euro e quindi da questo punto di vista nessun allarme (a meno di preconcetti) poteva essere sollevato. Ma... le agenzie di rating (società private che fanno gli interessi solo di finanzieri senza scrupoli) minacciavano di declassarci; le stesse cancellerie di cui sopra scagliatesi a più riprese contro la Banca Centrale Europea per la sua politica monetaria non rispondente in toto agli interessi esclusivi delle loro economie ci hanno richiamati all’ordine e noi, immediatamente, a 90 gradi perché, tra le altre sciagure paventate, il debito pubblico sarebbe aumentato a dismisura. Ma ci si è chiesti perché abbiamo un debito così vergognosamente alto? Non è forse il portato di politiche economiche malsane e zeppe di sprechi di sussidi a pioggia, di politiche clientelari, di pensioni baby messe in atto dagli stessi governanti su cui nessun inquilino del Quirinale aveva avuto da ridire e che si pensava di sostenere con l’emissione di titoli di Stato, finiti soprattutto in mano a quegli investitori stranieri che oggi ci strangolerebbero?
E badi, caro Russo, questo non è qualunquismo o (cosa di cui mi taccia) semplificazione di comodo ma semplice rispetto per la realtà che tutti abbiamo sotto gli occhi (dal semplice cittadino come me ad illustri analisti e commentatori non irregimentati).
Inoltre, in tale contesto, quale voce severa si era levata dal Colle per quei provvedimenti che polverizzavano i risparmi, quali leggi sono state rimandate al mittente perché prive di copertura (per decenni - se non erro- abbiamo legiferato in deficit), quanti zelanti (o zeloti) si sono opposti ad un governo esclusivamente sulla base di sospetti, di antipatie , di diktat , in special modo quando lo stesso esecutivo, come nel caso di cui stiamo benevolmente discettando, aveva una evidente maggioranza parlamentare?
Non ne ho memoria.
A meno che, mi si consenta di far aleggiare questo sospetto, alla stregua delle congetture sulla congiura di Salvini, qualcuno non voglia, oggi e improvvisamente, considerare quelle aule come "sorde e grigie" da far occupare surrettiziamente ad un "bivacco di manipoli" non legittimato dalla volontà popolare ma, anzi, sonoramente sconfitto.
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Fonte: Il Vescovado
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