Tu sei qui: Lettere alla redazioneIl contributo alla memoria di un martire che non deve restare anonimo
Inserito da (redazionelda), lunedì 29 gennaio 2018 13:39:46
Rieviamo e volentieri pubblichiamo nota a firma della professoressa Rita Di Lieto, autrice di diverse pubblicazioni sullastoria locale come "Voglia di Raccontare".
Caro Direttore,
sono molto felice che sia stata ritrovata la pellicola che ritrae la barbara esecuzione del marinaio ravellese Andrea Mansi. In Voglia di raccontare pubblicai l'intervista a Mons. Giuseppe Imperato che mi raccontò la sua storia. Io ne avevo sentito parlare già all'epoca dei fatti. Avevo sei anni, ma non ho mai dimenticato il clima che regnava in quei giorni in una via Lacco durante la guerra densamente popolata, un turbamento che si rifletteva anche sui bambini.
Nell'Introduzione, La Seconda Guerra Mondiale vissuta dagli abitanti della Costa d'Amalfi, facendo una carrellata sulle storie raccolte, mi soffermai su questa, e forse è bene ricordare quanto scrissi:
"Un ex soldato sbandato (l'avv. Gaetano Fraulo) ci ha narrato il suo ritorno a casa dopo aver partecipato alle Quattro Giornate di Napoli, dandoci l'occasione, più che doverosa , di ricordare qui il marinaio ravellese Andrea Mansi, immolato già il 12 settembre 1943 sulle scale dell'Università in fiamme, dinanzi a una folla di napoletani, sloggiati dalle loro case e trascinate al Rettifilo, comparse coatte a far da pubblico per un filmato da mostrare come esempio a tutti gli Italiani, i ‘traditori'. La regia di questo macabro rito/spettacolo fu accuratamente programmata, il luogo fu scelto non solo come simbolo, l'Ateneo/tempio dell'identità culturale in preda al fuoco distruttore, ma anche per la sua scenografia: l'imponente facciata dal frontone ornato di statue con l'ampia rampa delimitata dalle sfingi/ fondale di un palco elevato per la visibilità della scena a tutti; la strada e il marciapiedi di fronte/la platea, i cui spettatori in ginocchio nel tragico epilogo sono obbligati sotto minaccia dei mitra ad applaudire, l'estrema umiliazione dell'asservimento totale, fisico e psichico da parte dei dominatori, la feroce vendetta dei ‘traditi', la torva volontà di fare terra bruciata di uomini e cose, fino a cancellarne l'identità".
È questo il mio contributo alla memoria di un martire che non può e non deve restare anonimo.
Rita Di Lieto
Fonte: Il Vescovado
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