Tu sei qui: Lettere alla redazioneIl giornalismo e le domande senza risposta
Inserito da (redazionelda), giovedì 25 maggio 2017 17:42:55
di Raffaele Ferraioli*
"Mia madre mi mise al mondo pieno di domande", confessa Pablo Neruda in una sua famosa poesia. Ma non sempre è facile trovare risposte adeguate. Una verità largamente condivisa afferma: e' più importante saper porre domande che saper dare risposte.
Il mondo della comunicazione al tempo del villaggio globale appare come un grande giardino invaso di sterpaglie e di erbacce. Il dilagare dei social networks gli ha cambiato i connotati, facendogli perdere il carattere iniziale, fatto di rigore culturale e di etica morale. Per decenni l'Ordine dei Giornalisti si è battuto per evitare che i suoi iscritti fossero sotto ricatto economico, piegati e asserviti a chi paga.
Abbiamo assistito in questi anni all'esplosione del giornalismo turistico e enogastronomico: due settori in continua espansione, specializzati nella promozione e nella valorizzazione delle risorse dei territori.
Trattasi di strumenti a doppio taglio, capaci di condizionare il mercato turistico internazionale a volte in forma palese (con guide, riviste e pubblicazioni varie), altre volte in maniera indiretta, occulta, nascosta.
Bisogna ammettere che questo tipo di comunicazione non sempre è esente da critiche e da censure. Il confine tra il lecito e l'illecito resta molto labile.
In ogni caso il giornalismo deve essere strumento di crescita culturale, di comunicazione partecipativa, di creazione della coscienza civica dei cittadini. Per cogliere tali obiettivi non può essere improntato al nozionismo, all'indottrinamento individualista, ma deve insegnare a fronteggiare difficoltà e traumi, a diffondere la virtù della resilienza.
Al di là di queste considerazioni nasce spontanea un'altra domanda, di difficile risposta: un giornale deve limitarsi ad informare, adeguandosi alla regola che afferma che i fatti vanno separati dalle opinioni? Oppure ha il diritto/dovere di fare cultura, costruire consapevolezze, coscientizzare? Il grande Paulo Freire, pedagogo brasiliano, ritiene la coscientizzazione uno dei più impellenti bisogni del mondo contemporaneo. Un mondo nel quale il rischio di banalizzazione e di spaesamento è immanente. Possono i potenti mezzi della comunicazione di massa contribuire a soddisfare questo bisogno? È questo l'amletico dubbio.
*sindaco di Furore, fine comunicatore, ideatore del premio "Furore" di giornalismo
Fonte: Il Vescovado
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