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Inserito da Fulvia Imperato (redazionelda), giovedì 29 ottobre 2015 21:08:40
di Fulvia Imperato*
Ieri sera ho notato un velo di tristezza corrugare la fronte del nonno.
Ho capito subito che un altro pezzo della sua storia personale, che è poi un bacino di ricordi collettivi di un'intera comunità, era volato via.
Gli ho chiesto: Nonno mi parli del tuo amico Bebè?
E lui, con la voce, in parte rotta dal pianto e poi, via via, serenamente ispirata al sorriso, mi ha risposto:
"Il mio amico Bebè, quotidiano custode della piazza, ha interpretato la vita nel senso e nei valori più alti e più nobili, quelli della condivisione e della solidarietà.
Era amico di tutti e tutti gli erano amici!
Nella comunità ravellese era una presenza cordiale, beneaugurante, un emblema di civile convivenza, una testimonianza vivente di buonumore, di disincanto, di umorismo.
Le sue barzellette, dalle più salaci alle più intelligenti, le raccontava con seriosa impassibilità, compiaciuto nel vedere noi, attenti ascoltatori, sbellicarci dalle risate.
Questo era il personaggio, che a volte sembrava, ma solo agli occhi di chi non lo conosceva bene, apparentemente indifferente alle mutevoli vicende che la vita riserva.
Esperto elettrotecnico mai ha menato vanto delle sue attitudini, peraltro connaturate.
In ogni ambiente di lavoro ha saputo trasmettere buon umore, cordialità e gioia partecipativa.
Anche laddove si respirava aria di preoccupazione, di attesa e qualche volta di angoscia, come in un luogo di sofferenza quale un presidio ospedaliero, ove pure svolse funzioni di manutentore tecnico, Bebè era capace di infondere senso di solidale partecipazione e di serena condivisione.
Ma Bebè è stato soprattutto un uomo buono, incapace di serbare rancore verso chiunque e in grado di imprimere alla vita un valore di filosofica saggezza, retaggio dell'antica cultura greca, qual è quello dell'ironia.
Infatti, per dirla con un noto aforisma, l'ironia è "l'ipotenusa dell' intelligenza di una persona e di base ce l'ha solo chi è all' altezza", perché essa è null'altro che "l'occhio sicuro di chi sa cogliere il vano dell'esistenza". (Sören Kierkegaard).
Questo è la lezione di vita che il nonno Lorenzo mi ha dedicato in ricordo del suo caro Amico Bebè.
*studentessa Liceo Classico
Fonte: Il Vescovado
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