Tu sei qui: Lettere alla redazione'Servire nella luce della verità', la lettera di Mons. Soricelli alle famiglie
Inserito da (redazionelda), mercoledì 21 gennaio 2015 15:11:07
Cara famiglia,
è la prima lettera dell'anno che indirizzo a te e che, tramite il messaggero parrocchiale, ti faccio pervenire con sentimenti di fraterno affetto.
Sono convinto che, in questi primi giorni del nuovo anno, sono molti i desideri di novità e di rinnovato impegno che affiorano nella coscienza di ciascuno dei tuoi componenti.
Mi auguro che non manchi mai la buona volontà nel perseguire il meglio desiderato, per una accresciuta conquista di stabilità nei rapporti familiari ed extra-familiari, nel lavoro, nell'economia familiare e nella buona salute.
Quanti valori e quante capacità si trovano al tuo interno: nessuno dei tuoi membri potrà mai affermare di non possedere valori o qualità da esternare negli impegni quotidiani.
Dalle nostre parti si fa riferimento alla differenza delle dita di una mano per attestare la diversità di statura, di carattere, di abilità, di valori preferiti o altro per ciascuno dei componenti di una famiglia. Tale diversità non crea antagonismi, ma è ricchezza che crea comunione, dando spessore al vissuto di una famiglia:ognuno è unico, irripetibile, con il proprio apporto caratteriale, fisionomico, valoriale, trasfuso nella crescita comune.
"Li riconoscerete dai loro frutti" (Matteo 7,16).
Tre donne andarono alla fontana per attingere acqua. Presso la fontana, su una panca di pietra, sedeva un uomo anziano che le osservava in silenzio ed ascoltava i loro discorsi. Le donne lodavano i rispettivi figli.
"Mio figlio", diceva la prima, "è così svelto ed agile che nessuno gli sta alla pari". "Mio figlio", sosteneva la seconda, "canta come un usignolo.
Non c'è nessuno al mondo che possa vantare una voce bella come la sua".
"E tu, che cosa dici di tuo figlio?", chiesero alla terza, che rimaneva in silenzio.
"Non so che cosa dire di mio figlio", rispose la donna. "E' un bravo ragazzo, come ce ne sono tanti. Non sa fare niente di speciale...".
Quando le anfore furono piene, le tre donne ripresero la via di casa. Il vecchio le seguì per un pezzo di strada. Le anfore erano pesanti, le braccia delle donne stentavano a reggerle.
Ad un certo punto si fermarono per far riposare le povere schiene doloranti. Vennero loro incontro tre giovani.
Il primo improvvisò uno spettacolo: appoggiava le mani a terra e faceva la ruota con i piedi per aria, poi inanellava un salto mortale dopo l'altro.
Le donne lo guardavano estasiate: "Che giovane abile!".
Il secondo giovane intonò una canzone. Aveva una voce splendida che ricamava armonie nell'aria come un usignolo. Le donne lo ascoltavano con le lacrime agli occhi: "E' un angelo!".
Il terzo giovane si diresse verso sua madre, prese la pesante anfora e si mise a portarla, camminando accanto a lei.
Le donne si rivolsero al vecchio: "Allora che cosa dici dei nostri figli?".
"Figli?", esclamò meravigliato il vecchio. "Io ho visto un figlio solo!".
Cara Famiglia, non mi stancherò mai di ricordarti che davvero tu rappresenti l'icona sorgiva di una vera società, di una parrocchia o di un'azienda: da te e da ogni famiglia parte l'imput alla vera comunione, alla concordia, alla corresponsabilità, necessari in qualsiasi contesto umano.
E' nell'intimità del tuo consesso casalingo che si impara a non essere invidiosi delle qualità o delle capacità di un familiare, ma a provarne gioia e a saperle valorizzare, rendendo ognuno dei membri protagonista e corresponsabile del vissuto della famiglia, con il proprio originale impegno. Si assimila profondamente, in questo modo, anche il rispetto per i carismi di ognuno e la stima, poi, per la singola persona.
La tua missione, poi, è anche quella di non creare, internamente, graduatorie di bravure nelle capacità, ma di stimare ciascun membro per quello che è e per quelle che sono le sue reali capacità ... e non altro! Questo è il tuo servizio irrinunciabile: servire nella luce della verità, senza creare illusioni o frustrazioni rincorrendo, in qualche tuo membro, capacità che, poi, non ci sono.
Ricordati sempre che il valore di una persona non si valuta per il numero delle capacità possedute, ma dal cuore che ci mette nelle sue poche o molte capacità. Il mondo rifiuta le persone che pavoneggiano le loro mille qualità, ma trafficate senza metterci il cuore e la condivisione fraterna.
Sii capace di tale insegnamento al tuo interno per avere tutti i tuoi componenti operosi all'esterno, con un comportamento rispettoso, corresponsabile e associato con le qualità altrui.
Ti benedico.
+ Orazio, arcivescovo
Per rispondere alla Lettera dell'Arcivescovo, viene riportato il suo indirizzo personale di posta elettronica: oraziosoricelli@tiscali.it
Fonte: Il Vescovado
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