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Lettere alla redazione

Tante domande, nessuna risposta

Inserito da (redazionelda), venerdì 26 agosto 2016 17:56:21

di Raffaele Ferraioli*

Da parecchi anni a questa parte nella comunicazione del settore economico - e non solo - stiamo assistendo ad una sorta di accoppiamento fisso tra il sostantivo "sviluppo" e l'aggettivo "sostenibile". Sembra quasi che i due termini siano diventati un binomio unico, inscindibile. Il protocollo di Kyoto ha colpito nel segno.

Io che ho sempre ritenuto la qualità dell'aggettivazione determinante per una comunicazione corretta, noto che negli ultimi tempi va sempre più di moda un altro abbinamento, altrettanto incisivo: progetto integrato. Resto convinto, a questo punto, che la scarsa capacità di incidere efficacemente sullo sviluppo della nostra area sia determinata proprio dalla mancanza di solide strategie progettuali integrate e a dimensione territoriale.

Un groviglio di criticità impedisce da sempre lo sviluppo di una progettazione integrata e spinge i soggetti istituzionali a operare in perfetta solitudine e a privilegiare interventi localistici, frammentati, slegati da una visione strategica che pure dovrebbe essere considerata una condizione sine qua non per la crescita corretta e duratura del territorio.

La difficoltà di coordinamento tra i diversi livelli istituzionali, a vario titolo competenti nella progettazione e nella gestione degli interventi di valorizzazione del territorio e delle sue risorse, finisce per essere un fattore di debolezza. E' necessario, quindi, garantire unitarietà strategica, contestualità realizzativa e gestione integrata degli interventi.

L'inadeguatezza dell'apparato istituzionale e l'assenza di una governance della dimensione intermedia comportano lo scarso coinvolgimento delle élites culturali, sociali e imprenditoriali locali. Ne consegue la mancata disponibilità di una progettazione condivisa, contrattata, coerente.
Trasferiamo questo ragionamento in Costa d'Amalfi e, per un attimo, pensiamo al riassetto del sistema della mobilità, che qui da noi può essere considerato il problema dei problemi. Dobbiamo subito porci una serie infinita di domande, buona parte delle quali rimarranno senza risposta.

Quanti sanno che l'unico strumento vigente, urbanisticamente valido è l'allegato al PUT - L.R. n°35/87 - Parte V? Quanti l'hanno letto? Chi conosce la strategia - secondo il mio parere corretta - di questo cosiddetto "Piano di Riassetto della Mobilità dell'area sorrentino-amalfitana"? Chi si è mai accorto che essa si basa su una strategia senz'altro accettabile: affrancare la statale amalfitana dalla funzione di asse portante unico del traffico di quest'area e spostarlo su una dorsale con funzioni di circumvallazione dell'intero territorio? Chi rifiuta e con quali motivazioni l'idea di circumvallare l'intero territorio anziché i singoli centri costieri? Chi è contrario alla proposta di valorizzare le due dorsali (Agerola e Chiunzi) per migliorare l'accessibilità alle nostre zone? Quali sono gli eventuali progetti alternativi? Che cosa ha in programma l'ANAS per migliorare la percorribilità della strada costiera? Chi deve provvedere alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade provinciali e di quelle comunali? Quali funivie si vogliono realizzare? Con quali progetti? Chi si accollerà gli oneri della loro gestione? Non è più giusto puntare a migliorare l'esistente prima di ipotizzare nuove opere? Non si ritiene utile riammagliare la viabilità minore esistente (vedi la rotabile Furore-Praiano alta-Vettica Maggiore e la Pogerola-Pontone)? Come si vuole migliorare la viabilità rurale? Quali funzioni dovrebbe avere il trasporto via mare? Qual è il livello di progettazione dei diversi interventi da realizzare? I relativi tempi di progettazione sono compatibili con le scadenze dei fondi europei? Qual è l'ordine di priorità degli interventi a farsi? Potremmo andare all'infinito con queste domande, la maggior parte delle quali non possono avere risposta. Sono troppi e tutti assillanti i punti interrogativi che riguardano tanti altri settori: la crisi profonda dell'agricoltura; l'abbandono dei terrazzamenti costieri con progressivo degrado esteticoambientale e crescente rischio di dissesto idrogeologico; il trattamento delle acque reflue tutto orientato sulla costruzione di la da venire dei depuratori, il cui funzionamento comporta oneri non sopportabili da parte dei Comuni; la riorganizzazione dell'apparato turistico periferico, attesa invano da oltre vent'anni.

Mi fermo qui, solo per non spaventarvi troppo, ma vi posso garantire che il quadro non è per niente confortante. Io che sono tendenzialmente un'ottimista e vedo quasi sempre il bicchiere mezzo pieno, non posso non essere preoccupato ma mi limito a dire: "Noi speriamo che ce la caviamo!".

*sindaco di Furore

Fonte: Il Vescovado

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