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Ultimo aggiornamento 2 minuti fa S. Felice da Cantalice

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Tu sei qui: Libri“Quando morirà il silenzio” è l'ultimo libro di Michele Ingenito, la recensione di Enza Ricciardi

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“Quando morirà il silenzio” è l'ultimo libro di Michele Ingenito, la recensione di Enza Ricciardi

Riceviamo e pubblichiamo la recensione del libro “Quando morirà il silenzio” scritto da Michele Ingenito a cura di Enza Ricciardi, corrispondente vaticana per l’osservatore romano da Smirne.

Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), mercoledì 5 aprile 2023 16:16:11

Riceviamo e pubblichiamo la recensione del libro "Quando morirà il silenzio" scritto da Michele Ingenito a cura di Enza Ricciardi, corrispondente vaticana per l'Osservatore Romano da Smirne.

"Il silenzio racconta la sua storia. Ma nel darle voce si dissolve. E a poco a poco muore. Quando morirà il silenzio (Gruppo Alba- tros, Roma, 2022, pagg. 584, € 21,5) è un ampio movimento narrativo che, tra- mite la potenza rigenerativa di un flusso liberante di ricordi, scardina l'ostinata immobilità di decenni imprigionati nell'incomunicabilità e nella rigida legge dell'apparenza. Alla luce della verità. Una voce - nata dalla forza misteriosa dell'amore e della resurrezione - attraversa coraggiosamente il silenzio impietrito del dolore. E lo fa parlare. Lo fa rivivere. Lo rinnova e lo trasforma. È un confronto a muso duro con il Bene e il Male, l'ultimo romanzo di Michele Ingenito. Bene e Male profondamente incisi nel destino di quattro generazioni familiari, in un indefinito e vago, ma non indistinto, paese del Sud. Al centro Manuel. Il suo mondo, le sue relazioni, le sue convinzioni, le sue ferite. La sua memoria. Non la memoria frantumata e frammentata dei romanzi psicanalitici del primo Novecento, identificata e compiaciuta nella sua malattia. Ma una memoria che si innalza e si ricompone in una dimensione più alta, libera e piena di respiro, faticosamente raggiunta, ma finalmente conquistata. "Sono entrato nella sede del mio stesso animo, - confessa S. Agostino - posta nella mia memo- ria, poiché l'animo ricorda anche se stesso, ma tu non eri neppure là [...] poiché tu sei il Signore Dio dell'animo, e tutte queste cose mutano, tu invece resti immutabile sopra ogni cosa". Immutabile ma non immobile. L'Amore che attraversa la storia e tutte le storie è la Parola che suggerisce a Manuel i passi per entrare nel silenzio e, dando voce a ciò che è mu- to, farlo rinascere in un canto di resurrezione.

Dai frenetici calci al pallone ai sorprendenti successi accademici il desiderio di una bellezza pura e libera si intreccia nell'esistenza del protagonista con una meno limpida aspirazione al riscatto da un destino di dolore e di ingiustizia. Riscatto e resurrezione sono forse i nomi che implicitamente lo sguardo lucido e leale della memoria attribuisce al Male e al Bene. L'uno destinato a isterilirsi nel possesso, l'altra a vivere per sempre nell'amore. Nell'intreccio sapiente la voce narrante, che fa parlare i silenzi del passato con la parola scavata a fatica nel presente, ha già in sé i bagliori della rinascita verso cui tutta la vicenda è costante- mente in tensione:

"Nell'intimità il silenzio si impossessò di lui, da quel giorno e per sempre; fin quando, almeno, la vita non gli avesse concesso un diverso giorno e, chissà, nuove prospettive, nuovi entusiasmi, nuovi amori." Tensione dolorosa e feconda, parola che agisce e trasforma non senza ferire, ma lacerando la coriacea scorza del silenzio. Nella storia, la società, la comunità, la famiglia. Nella profonda e intima coscienza dell'io. A tutti i livelli l'ansia ossessiva del riscatto immobilizza e imprigiona. E mette a tacere la vita. Ricostruire. Negli anni successivi al dopoguerra, quando "la fame era ancora di moda nelle piccole realtà del sud", ricostruire diventa spesso sinonimo di calpestare, soffocare nella disperazione chi alla vita era riuscito a cantare il suo inno di audacia e one- sta intraprendenza. Il seme del Male sboccia nel silenzio. E la recente follia collettiva della storia genera frutti di un male "individuale e maligno, ordito nel silenzio oscuro del crimine". Che lascia Manuel senza fiato. E senza voce. Con le mani e gli occhi sporchi della cenere dell'azienda paterna dissolta nel fuoco della malvagità. Si avvia così "un lungo, lunghissimo ciclo di dolore e di privazioni, che solo il volto altro e diverso dell'umano - generoso, buono e cristiano - avrebbe protetto, curato, difeso. E, nella ricostruzione, sanato. Nel tempo, attraverso il tempo, ben oltre il tempo". Dove ricostruire significa risorgere. Nel tempo. Nella realtà socio-culturale della contestazione giovanile, dove il silenzio, mascherato dagli strepiti di una superficiale aspirazione alla giu- stizia sociale e alla liberazione deivalori, agisce indisturbato seminando nuove contraddizioni e disuguaglianze. Che la memoria del vecchio Manuel - con la sua voce liberante - svela impieto- sa: "Era uno dei pensieri che lo faceva soffrire di più. Soprattutto il ricordo di certi esami collettivi nell'accademia della rivoluzione culturale, che consacrarono, osannandole, la stupidità e l'ignoranza". Attraverso il tempo. Ripercorso dalla me- moria che perdona. E come un ventata di vita restituisce esistenza e colore anche agli errori. Perché tutto copre. Tutto scusa. Tutto sopporta. Restituendo alla storia decenni di amore imprigionato dal dolore, dal buio muto e impietrito del male. Amore dovuto, ma non donato, con i suoi frutti sterili di rancore.Così, nel sereno distendersi del monologo interiore, circostanze e personaggi vengono spinti nella luce dei ricordi, in una visione intima e soggettiva della realtà che li illumina e li innalza a valori universali. Neppure la narrazione si sdegna del male o si adira, solo a tratti sussulta e freme nei periodi spezzati del dolore, ma poi torna a dilatarsi nelle vaste perifrasi della comprensione e della riconciliazione.

Decenni di amore ferito e risanato. La "nonnina dolce e silenziosa dagli occhi verdi, che, d'improvviso, non aveva più amato il mare", perché dal mare pretendeva la restituzione del figlio mai più tornato dalla guerra; la madre, "nella compulsa austerità del suo carattere", mossa da un amore profondo ma irrigidito dal vuoto di un'assenza crudele e dal ruolo, rigorosamente assunto, di vedova fedele, totalmente sacrificata a soddisfare le infinite esigenze dei figli; la grande nave dei fratelli e delle sorelle, piccoli naufraghi salvati dalle acque burrascose dell'abbandono e della povertà, ma risucchiati dai gorghi torbidi del possesso, dell'apparenza, del rancore e dell'ingratitudine; Manuel, il fratello maggiore, costretto dalla coercitiva forza del buon esempio ad inerpicarsi giorno dopo giorno sulla scala della vita, dalla cui cima continuava a scrutare verso il basso "volgendo lo sguardo verso i piccoli inermi". Dall'alto verso il basso, per sollevarli, ma senza incontrarli mai.Se non oltre il tempo. In una dimensione altra del racconto e della vita. Dove si incontrano tre resurrezioni. Dove non ci sono più scale da salire né navi da riportare a galla. Solo la morte, la vita. E il perdono. La morte splendente di purezza della zia Maria Maddalena. La vita ardente di coraggio del capitano-pilota divenuto soldato di Dio. E tra questi due testimoni della resurrezione, Manuel. Con i frammenti della sua esistenza tra le mani e il cuore pronto a sciogliere il silenzio in un'assoluzione generale che ridona la vita e risana decenni di amore ferito. "Se vuoi proprio saperlo, Manuel, il silenzio, il silenzio morirà... quando Tu Risorgerai!".

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Fonte: Il Vescovado

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