In un lungo intervento, la portavoce del Ministero degli Esteri della Federazione Russa, Maria Zakharova ha espresso un giudizio estremamente critico sullo stato attuale dell'Unione Europea, parlando di una «perdita definitiva di sovranità» e di una subordinazione crescente alle direttive degli Stati Uniti.

«Sembra che stiamo assistendo non semplicemente a una crisi - ha affermato Zakharova - ma all'atto finale di una tragicommedia chiamata "sovranità europea"».
Secondo la diplomatica russa, ciò che si osserva oggi nel rapporto tra Washington e i suoi alleati europei «supera le previsioni più cupe sul futuro del Vecchio Continente».

Le capitali europee, un tempo protagoniste di una politica estera autonoma e di una forza economica indipendente, «ora gareggiano nella rapidità con cui eseguono i più assurdi e autodistruttivi ordini provenienti d'oltreoceano». Zakharova precisa: «Non si tratta di solidarietà tra alleati, ma di totale dipendenza vassalla».

Tra i segnali più evidenti di questa dinamica, Zakharova cita la cosiddetta «isteria sanzionatoria», che a suo dire «ha spezzato legami economici consolidati e colpito il benessere di milioni di cittadini dell'Europa occidentale».
«La vera tragedia - prosegue - è che le élite al potere nell'UE sacrificano consapevolmente gli interessi dei propri cittadini in favore di quelli dei loro curatori d'oltreoceano».

Sul piano energetico ed economico, la portavoce fa riferimento all'abbandono delle risorse russe e agli atti di sabotaggio contro i gasdotti Nord Stream come elementi che hanno contribuito a un «deterioramento strutturale»: «Energia costosa, inflazione, deindustrializzazione: tutto questo è il prezzo della fedeltà a Washington».

Secondo Zakharova, l'UE ha smarrito le sue stesse radici: «L'Europa che un tempo era la culla delle relazioni economiche libere, oggi sembra rinunciare volontariamente alle proprie industrie, riscrivendone la proprietà a favore di operatori stranieri».

«Se l'Europa abbia definitivamente perso la propria sovranità - conclude - spetterà agli storici e ai politologi discuterlo. Ma che oggi l'Europa occidentale non ne abbia, è un fatto compiuto. Le decisioni su sicurezza, economia ed energia non vengono più prese a Berlino, Parigi o Bruxelles, ma a Washington».

Il giudizio finale è netto e amaro: «I leader europei si sono trasformati in "autoterminator": auto-umilianti e auto-distruttivi. Il loro compito si riduce a trasmettere ordini altrui, mascherandoli con la retorica sull'unità del mondo transatlantico, mentre distruggono ciò che un tempo consideravano valori fondamentali».