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Ravello, Monastero, Santa Chiara, trasferimento

Ravello, ecco perché le clarisse rifiutavano il trasferimento: il racconto del legale

Nel 2021, racconta l’avvocato a “La Nuova Bussola Vaticana”, la Congregazione vaticana per gli Istituti di Vita Consacrata annuncia la soppressione del monastero di Ravello

Inserito da (PNo Editorial Board), giovedì 16 febbraio 2023 18:10:22

«Ho avuto rassicurazioni dal commissario pontificio padre Giorgio Silvestri, del fatto che ad oggi non vi sia nessuna procedura di soppressione del Monastero di Santa Chiara».

Così il sindaco di Ravello, Paolo Vuilleumier, ha rassicurato, nei giorni scorsi, minoranza e cittadini.

Ma allora perché le suore, prima di accettare il trasferimento, si sono barricate in casa non rispondendo neppure ai Carabinieri?

A fornire la risposta è l'avvocato Fabio Adernò che dal gennaio 2022 assiste le clarisse: le tre suore intendevano rimanere a Ravello finché non fosse completata la donazione del patrimonio del monastero al Papa.

Nel 2021, racconta l'avvocato a "La Nuova Bussola Vaticana", la Congregazione vaticana per gli Istituti di Vita Consacrata annuncia la soppressione del monastero di Ravello, a norma dell'art. 72 dell'istruzione Cor orans, la quale dispone che «i beni del monastero soppresso [...] seguono le monache superstiti». Queste decidono di donarli alla carità del Papa, ma «a dicembre 2021 la Congregazione nomina un commissario (padre Giorgio Silvestri)». È un commissariamento, specifica Adernò, «relativo alla gestione dei beni, non alla comunità religiosa che sarebbe comunque finita con la soppressione».

Ma il 28 giugno 2022 alle clarisse giungono tre decreti di trasferimento, che l'avvocato impugna perché «se vanno via prima (della donazione, ndr), il monastero sarà estinto, non semplicemente soppresso».

Differenza non irrilevante: infatti, in caso di estinzione, i beni passano direttamente «alla persona giuridica superiore rispettiva, cioè alla Federazione dei monasteri», (Cor Orans, art. 73) e le sorelle non avrebbero più potuto donarli al Papa.

Ad agosto, in una riunione in Vaticano tra le varie parti in causa, emerge il principio che il soggetto abilitato a dialogare con l'Apsa (l'Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede) sarà la comunità locale: «cioè le tre suore, che dunque hanno più di una ragione per restare a Ravello finché non fosse completata la donazione», spiega l'avvocato Adernò.

Il tempo passa e ad ottobre 2022 giunge la prima ammonizione canonica dalle badesse dei monasteri in cui avrebbero dovuto trasferirsi (compresa l'anziana suor Maria Cristina): se non si presenteranno saranno dimesse dall'istituto.

«Lasciate che portino a termine la donazione al Papa e si trasferiranno. Questa è stata sempre la nostra posizione», ha detto il legale alle controparti. E, dopo una nuova lettera al Papa, il Sostituto risponde il 28 gennaio 2023 rassicurando suor Massimiliana e la comunità.

Ma appena quattro giorni dopo, il 1° febbraio, Adernò viene contattato dal commissario: suor Massimiliana e suor Anna devono lasciare non solo il monastero ma anche la vita religiosa. I decreti sono approvati dal Papa in forma specifica, e in quanto tali inoppugnabili.

Se fosse stato un semplice avvicendamento «le monache non avrebbero sollevato tutto quel polverone per trasferire i beni al Santo Padre (e neanche ne avrebbero avuto facoltà, essendo riservata appunto alle "superstiti" in caso di soppressione)», osserva il legale.

Rimane il dubbio sul perché il Santo Padre abbia "smonacato" due religiose che un anno fa intendevano donargli dei beni.

«La cosiddetta disobbedienza, causa formale per cui sono state dimesse a norma del can. 696 § 1, si è configurata perché hanno disobbedito ai superiori per tener fede all'impegno preso... con il Papa», dichiara Adernò.

 

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Fonte: Il Vescovado

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