Tu sei qui: PoliticaConflitto d'interessi, Laudato e Di Munzio all'attacco
Inserito da (admin), mercoledì 5 aprile 2006 00:00:00
Alla vigilia del voto, i toni della politica si fanno più aspri. Il gioco diventa sempre più duro. Nel centrodestra Alfonso Laudato tuona contro Petrillo e lo invita a lasciare gli incarichi. Nel centrosinistra Walter Di Munzio, già segretario diessino, invita a non considerare l'etica solo un orpello e denuncia alcuni segni di degenerazione del costume politico. Dunque, da destra e da sinistra inviti al rispetto delle regole politiche e dell'etica.
Alfonso Laudato, leader di Nuova Democrazia Cristiana, sferra un duro attacco all'ex capo staff del sindaco Messina, Pasquale Petrillo. «Quotidianamente pontifica dalle colonne di un giornale, è un suo diritto. Purtroppo il buon Petrillo - osserva Laudato - dimentica che occupa due poltrone ben remunerate con i soldi dei cittadini, ottenute per meriti politici: è presidente del Conservatorio di Salerno e membro del Consiglio di Amministrazione del Cstp. Si dimetta e poi può continuare a dare consigli, pungolare e dare lezioni di strategie politiche. Sarebbe più coerente». Una dura presa di posizione, che certamente creerà consensi e dissensi per le figure in campo: Laudato, l'enfant terrible della politica; Petrillo, mente politica di Confronto e dell'elezione a sindaco di Messina.
Nel centrosinistra, non è da meno l'ex segretario diessino Walter Di Munzio: «L'etica non può essere solo un orpello né essa, con la coerenza, è estranea alla politica», dice riferendosi chiaramente ai casi Giovanni Baldi, Achille Mughini ed Alfredo D'Attorre. Purtroppo, secondo Di Munzio, il panorama politico è costellato di segni di degenerazione politica: «Non è né giusto, né normale essere candidato e dirigente controllore, come neppure è giusto e normale che troppi medici di base e del servizio pubblico, regolarmente retribuiti con il danaro dei cittadini, chiedano di estendere il rapporto di fiducia professionale a quello della rappresentanza politica. Ma neppure giusto e normale è che una persona possa assumere su di sé 2-3 incarichi pubblici (pagati dai contribuenti), essendo contemporaneamente uomo di governo locale e dirigente o amministratore di aziende fornitrici di servizi. O peggio, dirigente di partito e consigliere di amministrazione di aziende».
Fonte: Il Portico
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