di Norman di Lieto

Ha vinto un modo diverso di intendere il calcio, fatto non da grandi magnati, fondi, imprenditori ma dall'azionariato diffuso, popolare, fatto di partecipazione azionaria dei tifosi che al Boca Juniors conta di 315.879 soci.

E sono quegli stessi soci che non hanno voluto il cambio di modalità nella gestione del club e, di conseguenza, del suo modello di business.

No, a Ibarra spinto dall'ex presidente dell'Argentina, Macri, spinto a sua volta dal nuovo numero 1 del Paese, Milei, che aveva vinto anche grazie al passo indietro dell'ex presidente che gli aveva spianato la strada alla vittoria.

La battaglia è stata lunghissima: da una parte Ibarra spalleggiato dal duo potentissimo costituito dall'ex presidente argentino e quello da poco in carica e, dall'altra, Riquelme, ex giocatore proprio del Boca ed idolo della Bombonera che ha 'capeggiato la rivolta' contro un tentativo di golpe che non è riuscito e che ha visto, Milei - per la prima volta dal suo insediamento a presidente dell'Argentina - venire accolto da contestazioni e fischi da chi non voleva questo cambiamento.

Al termine di una lunga battaglia, non solo elettorale ma anche giudiziaria, Juan Román Riquelme ha conquistato la presidenza del club per i prossimi quattro anni, con un ampio margine sullo sfidante Andrés Ibarra, che presentava come candidato vicepresidente l'ex presidente della Repubblica, Mauricio Macri.

Alle elezioni del club giallo-blu, il più popolare in Argentina insieme al River Plate, hanno partecipato 43.367 soci, superando il numero che lo stesso Boca aveva raggiunto nel 2019, quando votarono 38.363.

Giorni fa, dopo l'annuncio della sospensione delle elezioni che erano previste per l'inizio di dicembre, Riquelme aveva denunciato che Ibarra e Macri intendevano convertire il Boca nel primo club privatizzato in Argentina.

I tifosi, non ci sono stati, e hanno votato per Riquelme.