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Disastro ambientale al Vesuvio: un’impotenza figlia dell’insipienza

Inserito da (redazionelda), venerdì 14 luglio 2017 09:50:21

È un grande privilegio per la nostra testata ospitare oggi, in esclusiva, l'editoriale del professor Ugo Leone, già presidente dell'Ente Parco Nazionale del Vesuvio.
Questo prestigioso contributo giornalistico testimonia ancora una volta e ancor oggi la grande passione e l'impegno civile dell'autore, docente di Politica dell'Ambiente presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Napoli che, negli anni, ha speso le sue migliori energie per la salvaguardia e la tutela di un bene prezioso e oggi così barbaramente oltraggiato come il nostro Vesuvio.
Sì, "nostro", perché fa parte di un patrimonio naturale comune che avremmo voluto tramandare intatto ai nostri figli.


___________________________________

di Ugo Leone*
Mettiamo da parte i mutamenti climatici, l'aumento delle temperature, la siccità, la desertizzazione avanzante e parliamo di incendi. Perché queste che ho appena elencato non sono le cause, ma le condizioni agevolanti le azioni di criminali che per motivi che vanno dal godimento dei piromani agli interessi speculativi della malavita, ogni anno, soprattutto d'estate e soprattutto nel Mezzogiono, danno fuoco a migliaia di ettari di bosco, macchia, vegetazione distruggendone per anni la presenza sul territorio.
Questa estate 2017, certamente agevolati dalle per loro favorevoli condizioni naturali, questi criminali hanno agito in modo particolarmente devastante in Sicilia e in Campania. In Campania ancor più nella provincia di Napoli dove ha sede il Parco nazionale del Vesuvio all'interno del quale sono andato distrutti centinaia di bosco e vegetazione protetta.
Personalmente ho presieduto questo parco per oltre dieci anni in due occasioni (1995-96 e 2008-2016) e mai mi è capitato di assistere ad uno spettacolo così raccapricciante. Tanto che guardandolo da casa mia mi veniva di dire che dal 1944 (anno dell'ultima eruzione) non si era mai vista una cosa così.
Ma, naturalmente, non è solo lo spettacolo che fa effetto, ma i suoi protagonisti e le sue vittime. E il dolore per le vittime si sovrappone alla rabbia per la impossibilità -che in realtà è l'incapacità - di opporsi al disastro-
Fortunatamente non vi sono stati morti e feriti, ma le vittime sono comunque in gran numero. Perché sono quelli come me che scrivo, come coloro che mi leggono e, ancor più, quanti soffrono la distruzione di una natura che dovrebbe mantenersi incontaminata - anche perché protetta da un Parco- e viene distrutta in tutte le sue caratteristiche vegetali e animali.
A ciò, dicevo, si aggiunge la rabbia per l'impotenza. Ma, in realtà è anche un'impotenza figlia dell'insipienza. Perché disastri come questo e come del resto l'intera categoria dei disastri naturali, conoscendoli si possono prevenire.
La prevenzione è l'unica possibile difesa dagli incendi che, come mi ha a suo tempo insegnato il benemerito Corpo Forestale dello Stato (ora inglobato in altri "benemeriti"), gli incendi non si spengono, ma si prevengono. E la prevenzione avviene con il presidio del territorio tramite l'avvistamento e la manutenzione. Naturalmente è impensabile che tutto il territorio a rischio venga così presidiato, ma se si intervenisse da aprile ad ottobre con azioni di pulizia e sistemazione del sottobosco e con squadre di avvistamento degli eventuali incendi si avrebbe il tempo necessario per intervenire a spegnere e non solo a circoscrivere le aree bruciate.
Chi dovrebbe fare tutto questo? Certamente la potenziale manodopera non manca. Come esistono gli stagionali occupati in agricoltura per raccogliere frutta e ortaggi, altrettanti stagionati per il periodo necessario, a seconda delle aree esposte, potrebbero essere utilizzati per questo compito. Chi potrebbero essere questi stagionali? Penso agli LSU (Lavoratori Socialmente Utili) e ai tanti immigrati che non chiedono di meglio che essere impegnati in lavori di pubblica utilità i cui costi sarebbero considerevolmente inferiori a quelli che si affrontano per spegnere gli incendi (canadair, elicotteri eccetera) e per l'incommensurabile patrimonio naturale irrimediabilmente perduto.

*docente di Politica dell'Ambiente presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Napoli, già Presidente dell'Ente Parco Nazionale del Vesuvio

Fonte: Il Vescovado

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