Tu sei qui: AttualitàGoogle impedirà la localizzazione delle donne che si recano in clinica per abortire
Inserito da (Admin), venerdì 15 luglio 2022 12:06:05
di Massimiliano D'Uva
La notizia non è freschissima, mi era passata sui feed social a inizio luglio e dalla redazione ho accolto l'invito ad una riflessione più ampia sulla privacy.
Tutto nasce dalla decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di annullare il diritto federale all'interruzione volontaria della gravidanza.
Senza voler discutere la decisione della Corte Suprema, stride ai miei occhi la decisione di Google di impedire la localizzazione delle donne che si recano in clinica.
O meglio, come ha dichiarato il vicepresidente del colosso di Mountain View, Jen Fitzpatrick, "quando i nostri sistemi identificano che una persona ha visitato una struttura (sensibile), quelle voci vengono rimosse dalla cronologia di localizzazione poco dopo la visita."
A chiedere l'intervento dei giganti dell'IT mondiali sono stati i politici democratici e vari gruppi a tutela dei diritti umani che "temerebbero" un uso improprio da parte dei procuratori degli Stati conservatori che hanno di fatto vietato l'aborto.
Ormai abbiamo tutti in tasca almeno un microfono e una telecamera, apparentemente di nostra proprietà, salvo poi scoprire che chi ce li ha venduti, monitora costantemente i nostri spostamenti, le nostre abitudini, i nostri comportamenti. Il vostro telefono registra quanto tempo siete stati in un determinato luogo, un albergo di lusso, un ospedale, la casa del vostro (o della vostra) amante o finanche il vostro bar di fiducia, la palestra, insomma tutto.
I costruttori di smartphone garantiscono la vostra privacy in teoria ma, nei fatti, la violano ogni qual volta vi viene chiesta l'autorizzazione a condividere i vostri dati (fosse anche solo anonimamente).
Già perché dalle App di Navigazione a quelle di messagistica istantanea, sono divoratrici di dati che, vengono in qualche modo registrati, spesso con finalità di marketing, ma non solo.
Basti pensare che le leggi approvate ancora prima della sentenza della Corte Suprema, come quella del Texas di settembre 2021, incoraggiano i cittadini a citare in giudizio le donne sospettate di aver abortito o le persone che le hanno aiutate (fosse anche il taxi o l'autista di Uber che le ha portate in clinica). Le tecnologie di geolocalizzazione di Google rischiano così di diventare «strumenti per gli estremisti che vogliono sopprimere le persone che cercano assistenza sanitaria riproduttiva», hanno scritto 42 rappresentanti statunitensi in una lettera aperta al CEO di Google Sundar Pichai, precisando che «Google conserva informazioni sulla posizione geografica di centinaia di milioni di utenti di smartphone, che condivide regolarmente con le agenzie governative».
Ora la cosa più intelligente da fare sarebbe disconnettersi e comprare un vecchio Nokia 3330 con il quale al massimo fare una telefonata di emergenza ogni tanto. Purtroppo però anche le attività economiche sono ormai legate a doppio filo ai giganti della tecnologia, Google e Meta (Facebook, Instagram e Whatsapp) condividono un mercato pubblicitario multi miliardario, e per molti tornare all'analogico è quasi impossibile.
Come fare per proteggersi? Non ho consigli tecnici ma un vecchio adagio napoletano dell'amico Sigismondo Nastri "Chello ca nun se fa, nun se sape. Ma chell ca se fa, s ven semp a sapè" che tradotto letteralmente suona come "Quello che non si fa, non si sa. Ma quello che si fa si viene sempre a sapere". Se dovete fare qualcosa che non volete che si sappia avete due strade: non farla, oppure evitare qualsiasi strumento tecnologico, vostro e di chi vi è vicino.
Fonte: Positano Notizie
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