Tu sei qui: AttualitàHomo homini lupus
Inserito da (redazionelda), venerdì 13 gennaio 2017 15:53:28
di Antonio Schiavo
Scorrono inesorabili le immagini di un Telegiornale.
E noi lì, attoniti, a chiederci: "Ma che sta succedendo?"
Un figlio che progetta l'assassinio dei suo genitori e lo commissiona ad un amico fissandone il compenso; uomini che sfregiano o mutilano, con acido o benzina, donne considerate come merce di loro esclusive proprietà; bande di delinquenti che danno fuoco ad un anziano indifeso dopo averlo costretto per mesi a chiudersi in casa; vecchi e bambini maltrattati da chi dovrebbe invece prendersi cura di loro nelle case di riposo o negli asili.
"Ma che sta succedendo?"
In un mondo che ha perso ogni orientamento, che quotidianamente calpesta valori e morale, dove famiglia e scuola non sono più validi punti di riferimento ma solo bivacchi precari, potremmo essere indotti ad affermare che tutto questo è inevitabile.
Un ineluttabile portato dell'esaurirsi progressivo di ogni senso del limite, del considerare l'esistenza propria e altrui nient'altro e niente di più di un videogioco dove prevale il più violento, chi colpisce prime e più forte, dove si conquistano "vite" solo annientandone altre.
Qualcuno potrebbe azzardare che il male è connaturato con l'uomo, che tale angosciante esplosione di violenza non è solo caratteristica dei giorni nostri.
Forse in parte è vero: pure Caino ammazzò Abele, le tragedie greche sono piene di riferimenti ad uxoricidi, a morti violente tra le mura domestiche. I romani dicevano "homo homini lupus" per significare come egoismo e cattiveria rendessero gli uomini simili alle bestie selvatiche se non peggiori.
Tutto innegabile, ma è altrettanto inconfutabile che oggi, passato il momento di sconcerto e turbamento, la nostra società non riesce o non vuole dotarsi degli anticorpi necessari per debellare questo morbo perché avviluppata in ipocrite teorie buoniste e tolleranti.
Che, con la scusa della necessità di recuperare chi si macchia di tali delitti, ha praticamente azzerato ogni forma di prevenzione o deterrenza, marginalizzando e demoralizzando le forze dell'ordine, invalidando ogni idea di certezza della pena, facendo prevalere le utopie post- sessantottine di poche anime belle sulla concreta, razionale e ferma reazione di una comunità degna di essere chiamata civile.
Fonte: Il Vescovado
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