Tu sei qui: AttualitàMo’ vene Natale
Inserito da (redazionelda), domenica 24 dicembre 2017 09:42:13
di Antonio Schiavo
Se la grotta della natività invece che a Betlemme fosse stata a Ravello, i pastori e i re magi non avrebbero avuto bisogno della stella cometa per individuarla, sarebbe stato sufficiente che si affidassero al loro olfatto.
Non so se è ancora così, ma faccio fatica a pensare che, in questi giorni precedenti il Natale, le nostre strade e le nostre piazze non siano inondate dalla dolce fragranza di miele e di cannella, dall'odore penetrante di olio per friggere gli struffoli, dalla scia di cioccolato a ricoprire nocciole tostate nei torroncini dei maestri pasticcieri.
E l'aria frizzante che assorbe e rilascia il profumo di alloro sui fichi ripieni o delle bucce di mandarino tra i ceppi che ardono con le mille faville sparse mentre i bambini, con le gote rosse rosse per il caldo e l'euforia, si chiedono come si possa materializzare - da quella canna fumaria - un vecchio con la barba bianca e una vecchia a cavallo di una scopa.
Non so se è ancora così ma mi piace pensare che ci sono nonne ad impastare farina per le zeppole e nonni che stanno approntando il patibolo per il capitone.
Ci sarà un Mastro Andrea (guai se non fosse così) che, in penombra, assembla all'ultimo minuto assi di legno e fa una fatica boia ad appendere su un panno blu stellato angeli sorridenti e gioiosi nel dichiarare, a dispetto del mondo che ci gira intorno, che c'è ancora una speranza per gli uomini di buona volontà.
Forse c'è qualcuno che smozzica un Te Deum in latino e una folata d'incenso a riempire una navata illuminata solo da una candela sul vecchio organo, mentre si celebra l'ultimo giorno della Novena.
E fuori, odore di zolfo dei tric trac di Marioconte e una corona di lampadine colorate tintinnanti sui pini perché la tramontana ha deciso di non mancare.
Un bambino si aggrappa al cappotto del papà che sa di umido perché nel primo pomeriggio è andato a raccogliere l'ultimo muschio per riempire lo spazio antistante alla capanna su cui poggerà il pastore in ginocchio accanto alla pecorella e la fruttivendola col cesto di vimini in bella vista.
C'è spazio per tutto questo, oggi?
Forse sì, sicuramente sì.
In fondo, in ognuno di noi, tra memoria e sogno, c'è un pezzo di vita che, almeno una volta all'anno, accompagnato da una dolce nenia di zampogne e ciaramelle, si lascia riscoprire.
Buon Natale!
Fonte: Il Vescovado
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