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L'INTERVISTA

Ravello, De Masi: «L’Auditorium non è un impegno oneroso, è un salvadanaio»

Il sociologo è sicuro che «Ravello sarà il primo paese del Mezzogiorno a sperimentare la destagionalizzazione e, in questo senso, diventerà un punto di riferimento per tutte le zone turistiche d'Italia»

Inserito da Emiliano Amato (redazionelda), lunedì 24 maggio 2021 13:05:52

Sono cominciati i lavori di manutenzione straordinaria all'auditorium "Oscar Niemeyer" di Ravello. Dopo dieci anni dall'inaugurazione, un primo, ncessario, intervento strutturale a un edificio complesso e delicato.

Abbiamo intervistato il professor Domenico De Masi, padre dell'Auditorium, amico dell'archistrar brasiliana che gli donò il bozzetto. Il primo schizzo recava la data del 23 settembre 2000 nello studio di Niemeyer a Rio de Janeiro. "Io mi metto a immaginare, soddisfatto, questa piazza costruita, degna (forse) della città di Ravello, una delle più belle d'Italia", disse ai cronisti Niemeyer che non si è limitò al semplice schizzo. Dopo aver consegnato a De Masi alcune tavole e il bozzetto, ha lavorato per tre mesi ai disegni definitivi, tutti autografati e raccolti in alcuni faldoni. Oggi il bozzetto è depositato presso la Fondazione in villa Rufolo, le dieci tavole e i faldoni, invece, presso il Comune.

 

(D) Il deperimento della struttura ha coinciso con la mancanza di un'idea gestionale concreta (con relativo piano manutentivo) o è stato causa di materiali utilizzati?

(R) Non sono un ingegnere ma non ho motivi per dubitare della serietà della ditta costruttrice dell'Auditorium la quale, se ben ricordo, fornì dettagliate regole di manutenzioni periodiche. Di sicuro, per oltre dieci anni, l'edificio è stato abbandonato a un'incuria sciagurata e imperdonabile che dimostra l'assoluta incapacità di valutare quale fortuna rappresenti per Ravello un'opera d'arte firmata da uno dei massimi architetti del XX secolo.

Dicevamo la mancanza di un piano gestionale lungimirante. Lei sapeva che un piccolo Comune, seppur prestigioso come quello di Ravello, non avrebbe mai potuto sostenere un impegno così oneroso (avrebbe un costo di gestione di 150mila euro annui). Dopo dieci anni e mezzo di fallimento totale dell'azione di tre amministrazioni comunali è ancora praticabile l'ipotesi di Ravello come Cernobbio del Sud?

L'Auditorium non è un impegno oneroso, è un salvadanaio. Durante tutti gli otto anni della mia presidenza della Fondazione Ravello ho potuto constatare quante straordinarie capacità hanno i ravellesi nel valorizzare i propri beni culturali. In questo caso vi sono responsabilità precise di pochi sciagurati che hanno sommato la mediocrità, l'ignoranza e il livore.

L'Auditorium rappresenta la "conditio sine qua non" per la destagionalizzazione del turismo in un paese che vanta un patrimonio alberghiero unico in Italia, ora inutilizzato per la maggior parte dell'anno. Grazie alle convention, ai meeting, alle mostre, alle sfilate, ai campionati e ai concerti che vi si possono tenere tutto l'anno, l'Auditorium consente di aggiungere al turismo estivo, di tipo ludico, quello d'affari in tutte le altre stagioni.

Durante gli anni della mia presidenza, gli allievi della Scuola di Management Culturale condussero una ricerca sulle potenziali attività realizzabili nell'Auditorium. In seguito fu commissionata a Federculture un'apposita ricerca di marketing. In entrambi i casi fu confermata l'ipotesi che l'Auditorium, lungi dal comportare una spesa, consente molti posti di lavoro e un'attività imprenditoriale di grandi prospettive.

Per l'inizio del 2022 dovremmo avere l'Auditorium ristrutturato, Palazzo Episcopio restaurato e Villa Rufolo continuamente al top sotto un'unica cabina di regia che è la Fondazione Ravello. Il condizionale è sempre d'obbligo in questi casi. Ravello è pronta per la destagionalizzazione turistica?

Già mentre queste prestigiose strutture sono messe a punto, occorre predisporre tutta l'organizzazione e la formazione indispensabili per la destagionalizzazione. Non si tratta di un'operazione semplice perché da secoli Ravello è abituata alla netta contrapposizione tra il dinamismo estivo e il letargo invernale. Ma questa vera e propria rivoluzione culturale tratterrà i giovani nel loro paese e cambierà la vita socio-economica della comunità. Ovviamente occorre una regia all'altezza del compito. Ravello sarà il primo paese del Mezzogiorno a sperimentare la destagionalizzazione e, in questo senso, diventerà un punto di riferimento per tutte le zone turistiche d'Italia.

Quella del post pandemia sarà senza dubbio una Ravello diversa (forse con una nuova amministrazione comunale). Avrà lo stesso "spirito" che lei ha teorizzato?

Nella mia vita ho vissuto in molti paesi. Ho la cittadinanza in tre splendidi comuni d'Italia e del Brasile. Ma da quarant'anni trascorro lunghe vacanze a Ravello, dove ho scritto quasi tutti i miei libri. La ragione di questa persistenza sta proprio nell'insuperabile e incancellabile "spirito" di questo paese, cui concorre un magico insieme di clima, paesaggi, monumenti e antiche presenze, oltre che da una popolazione unica nel suo genere.

Fonte: Il Vescovado

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