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Tu sei qui: AttualitàWoody Harrelson si racconta: «Amo l’Italia, sogno la mia pensione a Ravello» [VIDEO]

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Woody Harrelson si racconta: «Amo l’Italia, sogno la mia pensione a Ravello» [VIDEO]

Per la prima volta Harrelson racconta a Vanity Fair il rapporto speciale con le persone del posto, un luogo fantastico, scoperto, per caso, nella primavera del 2002

Inserito da (redazionelda), mercoledì 20 maggio 2020 13:42:22

Una vera e propria dichiarazione d'amore per l'Italia e per Ravello. È quella del celebre attore americano Woody Harrelson pubblicata da Vanity Fair. Un racconto intimo e della sua Italia, da quella prima volta all'Argentario, al colpo di fulmine per Ravello in cui nel 2006 nacque la sua terzogenita Makani Ravello. E poi l'ultima esperienza, la scorsa estate, al Giffoni Film Festival (video in basso l'intervista esclusiva di Francesca De Simone per Lira TV).

Per la prima volta Harrelson racconta il rapporto speciale con le persone del posto, un luogo fantastico, scoperto, per caso, nella primavera del 2002. Da quella volta è sempre ritornato con sua moglie Laura e le sue tre figlie, Dani, Zoe e Makani che oramai sono parte della comunità, tra una partita di calcetto a San Francesco e un buon calice di vino. Segue il racconto di Harrelson.

 

di Woody Harrelson per Vanity Fair

Il mio amore per l'Italia è immenso. Sì, è bella, ma è la bellezza degli italiani che mi ispira. La prima volta che sono stato in Italia non solo di passaggio è stato all'Argentario. Portai mia moglie e mia figlia con me a stare in un'adorabile casa affacciata sul mare. Stavo girando un film a Sarajevo, in Bosnia-Erzegovina, e decisi di starmene in Italia e spostarmi a Sarajevo quando era necessario. Mia moglie Laura era incinta della nostra secondogenita. Un signore di nome Gino ci portava il giornale ogni mattina, insieme a qualche fetta di pizza vegana. Era una vita meravigliosa, semplice. In Italia ho sempre incontrato le persone più simpatiche e generose, ma, ogni volta che ero là, sono anche ingrassato parecchio. Il film al quale stavo lavorando s'intitolava Benvenuti a Sarajevo, e fu girato subito dopo la guerra. Durante i miei spostamenti avanti e indietro dalle riprese passavo da Roma e scoprii una piazza chiamata Campo de' fiori. È una piazza incavolandole, grande, con gruppi di persone ovunque che ridono, bevono, cantano... Una piazza decisamente festosa (difficile immaginaria al tempo del coronavirus). Al centro c'è un'enorme statua di un frate cattolico, e io cominciai a essere folgorato da quella presenza. Venni a sapere che il suo nome era Giordano Bruno e che era stato messo al rogo dalla Chiesa cattolica per l'eresia di aver sposato la teoria copernicana. Abbiamo chiamato la nostra secondogenita Zoe Giordano in suo onore. Amo un sacco i ribelli. Vent'anni fa, visitammo la Costiera amalfitana per la prima volta. Tutti ci avevano parlato della bellezza di Positano, per cui ci fermammo lì, in un grazioso albergo sulla scogliera, ma il paese era troppo affollato per i nostri gusti. Un giorno, mentre stavamo uscendo dall'albergo, incontrammo una coppia che stava andando in un borgo sulle colline, chiamato Ravello, e ci chiesero se volevamo unirci a loro. Laura e io siamo proprio persone aperte a ogni genere di spontaneità e ringrazio Dio che, quel giorno, fummo disposti ad accettare quel suggerimento, perché arrivammo in uno dei paesi più belli che avessimo mai visto. Ravello è un borgo del nono secolo, con edifici incantevoli e alberi lussureggianti, una grande piazza dove la gente del posto si ritrova, i bambini che corrono liberi in giro e dove il vino scorre e le persone cantano. A quel tempo, Gore Vidal viveva là e scendeva a girovagare nella piazza, rendendo il tutto ancora più interessante. Lasciammo immediatamente il nostro albergo a Positano e ci trasferimmo all'hotel Palumbo di Ravello. A quel punto cominciammo a realizzare che mancava qualcosa... le nostre figlie. Così volammo indietro a Los Angeles, le prendemmo con noi e tornammo nella nostra adorata Ravello. Cominciammo a conoscere persone che, nel tempo, sono diventate gli amici di una vita. Nel 2006, decidemmo che la nostra terza figlia sarebbe nata là. Venne al mondo dopo 16 ore di travaglio, nei soggiorno di fronte al caminetto. Quando i nostri amici lo vennero a sapere, Peppe e Tano salirono sul campanile della chiesa c suonarono le campane per annunciare alla città che era nata Makani Ravello. Il primo bambino in 27 anni a nascere in paese e l'ultimo, fino a oggi. Quando cammina nella piazza, tutta la gente le urla «Ravello!». E le fanno i buffetti sulle guance, nonostante oggi sia un'adolescente. L'anno scorso sono stato invitato al Giffoni Film Festival, a Giffoni Valle Piana. È un festival per bambini e ragazzi e non sono mai stato accolto con più calore e ammirazione. La mia famiglia e io abbiamo trascorso un giorno fantastico. Buffo, considerato che questi bambini di certo non hanno mai visto la maggior parte dei miei film. Vorrei poter tornare là ogni anno, non per essere ricevuto con tutti gli onori, ma soltanto per prendere parte a questo evento incredibilmente gioioso. Tutto sommato, è piuttosto sorprendente quanti legami profondi abbia con l'Italia, incluso il fatto che Zoe Giordano, la nostra seconda figlia, ha frequentato l'Università di Bologna l'anno scorso, e poi ha lavorato in un bar a Roma durante l'estate. Ora parla correntemente italiano e i miei amici Cesare e Ivan mi fanno vergognare continuamente per non avere imparato la lingua. Sono deciso a imparare. C'è solo una cosa che mi blocca: sono pigro. Tuttavia combatterò contro questo tratto del mio carattere e imparerò, perché voglio godermi la sorpresa sulle loro facce quando comincerò a parlare italiano. Sono estremamente grato nei confronti dei miei amici del posto e cerco di tornare tutte le estati. Onestamente, Laura e io vogliamo andare in pensione là. Ma, se tutto va bene, ci vorranno ancora un po' di anni.

Fonte: Il Vescovado

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