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Abusivismo, tutti contro tutti

Inserito da (admin), martedì 27 ottobre 2015 00:00:00

Esiste una fetta di città fondata sul mattone selvaggio. È quella dell’abusivismo edilizio una piaga che, tra costruzioni ex novo ed ampliamenti significativi, ha prodotto negli anni oltre 2000 abitazioni non autorizzate sull’intero territorio metelliano. È un fenomeno che ha devastato i luoghi più belli, invasi da manufatti che spesso rimangono allo stato incompiuto o da villette private poco visibili.

Un dramma senza soluzione - legato a doppio filo con il problema del rischio idrogeologico - che oggi ruota intorno alla discussa delibera consiliare del 15 dicembre 2014, quando i consiglieri dell’allora Amministrazione Galdi furono chiamati a votare la possibilità di applicare la legge regionale 5 del 2013, la quale stabilisce che un bene abusivo acquisito al patrimonio comunale può essere dato in fitto, con priorità a coloro che, al tempo dell’acquisizione, occupavano il cespite e che non abbiano altra idonea sistemazione abitativa. Un provvedimento, però che fin da allora non ha trovato mai d’accordo Servalli.

Tra condoni e sanatorie mai avviate, dunque, la questione è più che mai aperta ed è stato il fulcro di un’animata discussione nel corso del Consiglio comunale tenutosi ieri, lunedì 26 ottobre, a Palazzo di Città. L’opposizione, vigile sul tema, ha lamentato il fatto che l’Amministrazione Servalli stia tergiversando sulla questione, chiedendo quindi al sindaco di prendere urgentemente provvedimenti per non bloccare l’attuazione della delibera che - secondo Galdi - porterebbe alla soluzione utile a bloccare le ruspe.

Tuttavia la posizione della nuova Amministrazione è chiara: trattare in maniera diversa situazioni diverse e non fare di tutta l’erba un fascio. È impensabile, secondo Servalli, prevedere lo stesso trattamento per chi ha speculato costruendo piani su piani per fittarli e chi invece ha espresso un’esigenza di necessità. Quello che evidenzia la maggioranza, così come specificato anche dai banchi dell’assise dai consiglieri Massimiliano Di Matteo e Giovanni del Vecchio, è che la delibera di Galdi favorisca situazioni antecedenti al gennaio 2003, per le quali nessuno sarebbe chiamato a rispondere degli illeciti edilizi perpetrati precedentemente.

Si combatte, insomma, contro i mulini a vento, mentre in città continua a crescere la paura per una nuova possibile ondata di abbattimenti di immobili abusivi, considerato quanti cavesi in passato sono stati costretti - per necessità e con l’illusione di poter avere una casa propria - a costruire abusivamente disponendo di un piccolo terreno. Sono, infatti, circa 2400 le case a rischio sgombero, di cui 5 imminenti, perché edificate in zone rosse e ad elevato rischio idrogeologico, tra le frazioni di Santi Quaranta, Alessia, Annunziata, Sant’Anna, Santa Lucia, Passiano, Contrapone e San Martino. Diversi, invece, i provvedimenti già effettuati nel corso degli anni passati. Le operazioni hanno interessato per lo più costruzioni abusive edificate dopo il 31 marzo 2003 (data dell’ultimo condono edilizio).

In chiusura della discussione in Consiglio di ieri, Servalli si è rivolto ai tanti cittadini intervenuti ad assistere: «La soluzione a questo problema non è in questa sala consiliare e chiunque dicesse il contrario dice una menzogna. La risposta che voi cittadini vorreste ascoltare non è qui. Tutto quello che possiamo fare è attribuire a ciascuno le proprie responsabilità. Sarà necessario procedere, e ho già dato incarico ai dirigenti, e porre in essere tutto ciò che è necessario per attuare quanto previsto dalla legge regionale n. 5 del 2013 per l’housing sociale. Altro non possiamo fare». Insomma, una battaglia che sembra essere appena agli inizi.

Di Matteo: «Qui si gioca sulla pelle della gente»

Vicinissimo alla questione abusivismo il consigliere comunale di “Amiamo Cava”, Massimiliano Di Matteo, che nel corso della precedente Amministrazione, insieme all’ex consigliere Matteo Monetta, per la prima volta aveva portato il problema all’attenzione. «Al di là della questione politica e burocratica dei condoni e delle sanatorie - ha dichiarato Di Matteo - bisogna rendersi conto di quanto effettivamente sia grave la problematica da un punto di vista sociale. Mai viste tante persone assistere ad un Consiglio nel corso del quale si parla di un argomento tanto sentito. La loro presenza dimostra come l’impatto sociale di questa situazione possa essere devastante. C’erano bambini in aula, bambini che dovrebbero stare e sentirsi tranquilli nelle loro case. Ed invece questo non succede, perché l’incubo delle ruspe è opprimente. È inutile continuare a prendere in giro queste persone con provvedimenti che non possono essere attuati. Bisogna sollecitare gli uffici per capire come si può concretamente aiutare queste persone».

Giuseppe Ferrara

Fonte: Il Portico

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