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Brillante operazione dei "caschi bianchi"

Inserito da (admin), martedì 7 agosto 2012 00:00:00

A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio. Questo emerge nella parabola evangelica e questo vogliamo meglio spiegare a seguito dell’arresto, in flagranza per “omissione di soccorso ed occultamento delle prove del reato”, del cavese Roberto D’Elia.

Ecco i fatti: alle 22.30 di giovedì 2 agosto, all’altezza dell’ingresso secondario del Palazzo di Città di Cava de’Tirreni (via Tommaso Cuomo), il conducente di un ciclomotore marca Piaggio Zip, senza targa, senza assicurazione e con caratteristiche alterate, investiva il 17enne Marco Cicalese e, anziché fermarsi e prestare il dovuto soccorso, si dava a precipitosa fuga. Sul posto interveniva l’autopattuglia della Polizia Locale, composta dagli agenti Monica Coppola e Raffaele Masullo, che provvedevano a prestare le prime cure all’investito e ad allertare il 118.

Il giovane investito, trasportato presso l’Ospedale “Santa Maria Incoronata dell’Olmo”, veniva riconosciuto, come da referto, affetto da trauma cranico commotivo, distorsione del rachide cervicale, toracalgia post-traumatica, ferita lacero contusa al cuoio capelluto, nonché contusione della parete toracica, guaribili in 30 giorni, salvo complicazioni.

Gli stessi agenti, ponendo in essere perizia e professionalità, recuperavano un paio di occhiali neri da vista, marca Carrera, e la leva del freno del ciclomotore investitore. Pochi minuti dopo interveniva sul luogo dell’investimento il Tenente dei Caschi Bianchi Claudio Zito, il quale, assunta la direzione del servizio ed acquisite confidenziali notizie in loco, veniva a conoscenza del nome dell’investitore: Roberto D’Elia, classe 1991, residente in Cava de’Tirreni alla via Dante Alighieri. L’Ufficiale, contattato il responsabile dell’anagrafe, Vincenzo Attisano, faceva prelevare dalla sua abitazione l’usciere dell’Anagrafe, Rinaldo Di Mauro, per acquisire la scheda della carta d’identità del D’Elia.

Alla mezzanotte dello stesso giorno, il Tenente Zito, unitamente agli assistenti capo Domenico Tramontano e Giuseppe Manzo, si portava presso l’abitazione del D’Elia, onde acclarare se gli occhiali trovati sul luogo dell’investimento fossero suoi, visto che erano uguali a quelli rilevati dalla foto della carta d’identità. Il giovane, “sostenuto” dalla madre, negava! Il diniego lo esponeva ancor di più di fronte alle sue colpe.

Nel pomeriggio del giorno successivo, il Tenente Claudio Zito riusciva a sapere che la madre del D’Elia, Cascella Maria Olmina, aveva commissionato e ritirato, quella mattina stessa, dall’Ottica Bisogno di corso Umberto I, un paio di occhiali identici, per marca, forma e gradazione, a quelli persi dal figlio Roberto sul luogo dell’investimento.

Poiché il padre del 17enne investito aveva sporto querela presso la Tenenza dell’Arma dei Carabinieri, che aveva acquisito il filmato di videosorveglianza di un pubblico esercizio, onde evitare che le indagini potessero rallentare l’arresto, facendo “spirare” i termini della flagranza, il Corpo di Polizia Locale e l’Arma cavese, cooperando congiuntamente, procedevano all’arresto del D’Elia. Sabato 4 agosto, alle 15.00, il G.I.P. del Tribunale di Salerno convalidava la misura cautelare degli arresti domiciliari, fissando la prima udienza per il 13 agosto 2012.

Livio Trapanese

Fonte: Il Portico

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