Tu sei qui: CronacaCosmetici tossici in alcuni negozi di Cava de' Tirreni: nei guai società distributrice di Napoli
Inserito da (PNo Editorial Board), giovedì 4 aprile 2024 15:42:29
Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Salerno ha dato esecuzione ad un decreto di perquisizione e contestuale sequestro probatorio nei confronti di un'azienda operante nel settore del commercio, all'ingrosso e al dettaglio, di articoli di profumeria e per la cura della persona, ritenuta responsabile della distribuzione di cosmetici contenenti una sostanza chimica vietata, classificata come cancerogena e tossica.
Le indagini, svolte dai finanzieri della Compagnia di Cava de' Tirreni, hanno preso spunto dall'approfondimento dei canali di approvvigionamento attraverso i quali venivano immessi sul mercato articoli dannosi per la salute, partendo da "piccoli commercianti" del settore presenti nel comune metelliano, con conseguente sequestro, in una prima fase, di circa 2.000 prodotti rinvenuti in diversi punti vendita.
Le successive investigazioni hanno permesso poi di individuare, quale maggiore distributore degli articoli nocivi una società della provincia di Napoli.
Pertanto è stato emesso dalla Procura della Repubblica decreto di perquisizione e sequestro, in esecuzione del quale sono stati rinvenuti e sottoposti a vincolo cautelativo oltre 14.000 prodotti cosmetici, pronti per essere venduti, prevalentemente all'ingrosso a diversi esercizi commerciali presenti su tutto il territorio nazionale, contenenti tra la lista dei componenti il composto chimico Lilial (una sostanza aromatica di sintesi denominata "butylphenyi methyipropional"), ritenuto reprotossico, ossia "dannoso per il sistema riproduttivo e per la salute del feto" e pertanto vietato dal Regolamento comunitario.
In alcuni casi, l'originaria composizione del prodotto cosmetico, era stata camuffata mediante l'apposizione sulla confezione di una nuova etichetta non riportante la molecola vietata.
L'immissione sul mercato di tali prodotti nocivi, oltre ad arrecare danni gravi per la salute dei consumatori, avrebbe consentito di realizzare un profitto per un valore complessivo di circa mezzo milione di euro.
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Fonte: Il Portico
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