Tu sei qui: CronacaTarsu, inesatta la richiesta di rimborso
Inserito da (admin), giovedì 16 gennaio 2014 00:00:00
Pagare tutti, per pagare meno! È sotto gli occhi di tutti il quotidiano andirivieni di contribuenti onesti presso l’Ufficio Protocollo del Palazzo di Città, di via Tommaso Cuomo di Cava de’ Tirreni, che per gli anni dal 2007 al 2012 si sono dovuti accollare anche i costi per lo spazzamento e lo smaltimento dei rifiuti che avrebbero dovuto pagare non pochi cittadini disonesti, ovvero gli evasori della Tarsu, che la Soget ha scovato. La somma evasa ammonta ad oltre 12 milioni di euro, di cui oltre 5 sono già stati recuperati e “riposano” nelle casse comunali.
La cospicua somma, proprio in virtù del regolamento per l’applicazione della tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, approvato con delibere del Consiglio comunale nel marzo 2000, emendato nel dicembre 2001, ad esito di approfonditi studi dell’Assessore al Bilancio del tempo, il prof. Vincenzo Trapanese, deve essere, percentualmente, conguagliata o rimborsata agli utenti che hanno regolarmente assolto il tributo; l’accredito deve avvenire entro l’anno successivo.
Atteso che gli oltre 5 milioni di euro sono stati recuperati nel corso dell’esercizio finanziario 2013 e che i costi per l’ex Tarsu - oggi Tares - ammontano ad oltre 12 milioni di euro, si ha che i 5 milioni di euro recuperati sinora devono essere sottratti dai 12 necessari all’attività d’igiene urbana per l’anno 2014, per cui l’onere per le 27mila famiglie cavesi è di soli 7 milioni di euro. Altre detrazioni si dovranno compiere man mano che verranno riscossi i restanti 7 milioni di euro.
Oltre 3mila cavesi hanno preso d’assalto l’Ufficio Protocollo, accolti dalle signore Angelina e Caterina, le quali hanno protocollato l’istanza di rimborso afferente le annualità 2007/2012, indicante l’importo pagato, ma privo della somma loro spettante, non potendo conoscere, com’è ovvio, il maggiore importo pagato rispetto a quello realmente dovuto, atteso che la tassa deve essere corrisposta tenendo a base i seguenti criteri: distinte tabelle per tipologia di fabbricato, i metri quadri ed il numero delle persone che l’abitano od il tipo d’attività svolta.
Ebbene, gli oltre 3mila concittadini, decorsi i 90 giorni del “silenzio rifiuto” da parte dell’Ente Comune, onde far valere le loro ragioni, dovranno a proprie spese attivare la Magistratura Tributaria giudicante, la quale, proprio in mancanza dell’elemento essenziale per aver ragione sulla controversia, che è l’importo chiesto a rimborso, non potrà, ferme le lungaggini burocratiche e l’eccessivo carico dei ruoli, che rigettare la domanda.
Attenzione: qualora l’Amministrazione comunale dovesse decidere di dare risposta ai 3mila ed oltre richiedenti, si concretizzerà un esborso di oltre 30mila euro di raccomandate, con danno per tutti i cittadini, inclusi quelli che hanno sempre regolarmente pagato quanto dovuto. Si dirà: soldi e tempo sprecati!
Livio Trapanese
Fonte: Il Portico
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