Tu sei qui: CronacaTelelavoro, fallisce il progetto
Inserito da (admin), mercoledì 10 novembre 2004 00:00:00
8 giovani disoccupati infuriati come non mai e circa 10mila euro che rischiano di ritornare nelle casse dell'Unione Europea. Tutto questo perché a Cava de'Tirreni è stato impossibile, secondo il Dipartimento di Sociologia della Federico II, riuscire a completare il progetto di Telelavoro, sperimento a Napoli qualche anno fa e riproposto recentemente prima in Puglia (con lusinghieri risultati) e poi in Campania. «Il Comune di Cava - accusa Mirella Giannini, docente di Sociologia economica presso la Federico II e coordinatrice nazionale del Telenterprising - ha bloccato i giovani già formati, impedendo loro la fase di sperimentazione. Infatti, dopo il protocollo d'intesa, non è stata mai formalizzata con apposite delibere comunali la prosecuzione del progetto con la fase di sperimentazione. Lo stage, che era stato accettato solo informalmente, prevedeva l'impegno degli 8 giovani sulla bollettazione delle multe. Ma c'è dell'altro, perché tra le delibere non approvate c'era anche quella relativa al compenso di circa 5.000 euro che il Comune avrebbe dovuto incassare per l'utilizzo della struttura di Intermedia. Ora questi fondi, insieme ad un'altra parte del finanziamento, ritorneranno al ministero del Welfare ed al Fondo Sociale europeo». Del costo complessivo di circa 80mila euro, il progetto era dedicato a giovani laureati (erano stati selezionati 3 giovani di Cava e 5 provenienti dell'intero Meridione d'Italia), che fossero però in stato di disoccupazione. Il caso del presunto "fallimento" del Telenterprising a Cava de'Tirreni sarà affrontato anche nel corso di un convegno in programma domani a Napoli e promosso dal Dipartimento di Sociologia della Federico II. Interverrà anche il sociologo Domenico De Masi, per il quale l'episodio sarebbe stato condizionato dalla «mancanza di determinazione nel portare avanti le iniziative». «Il Sud purtroppo - afferma De Masi - è così. L'avversione al Telelavoro è una questione molte volte di un rifiuto dipendente dalle impostazioni culturali, come l'abitudine di recarsi in ufficio o di fare i capi».
Fonte: Il Portico
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