Tu sei qui: Eventi e Spettacoli'Ienestre, cerasa e vasi', nell'ultimo libro di poesie di Liuccio i sentimenti di memoria cilentana e amalfitana
Inserito da (ilvescovado), martedì 3 maggio 2016 15:40:07
È in libreria l'ultimo libro del professore Giuseppe Liuccio, il poeta-scrittore di livello nazionale di origini cilentane e amalfitane. Egli stesso ne aveva dato un'anticipazione su Facebook, lo scorso settembre, ma senza svelarne troppo l'essenza. Adesso, finalmente, è pronto a parlarne e lo definisce un «viaggio nella memoria», «una pagina della storia di un'anima che da circa 50 anni cattura ed interiorizza sensazioni e le rifrange in immagini di poesia».
"Ienestre, cerasa e vasi" è, infatti, una raccolta di poesie in vernacolo cilentano affidate alla memoria, quella che i Greci «chiamavano Mnemosine e consideravano una dea». Da Mnemosine, Giove, «che era notoriamente un donnaiolo e sceglieva le sue amanti tra le dee dell'Olimpo ma anche con frequenti e capricciose avventure con le mortali, ebbe nove Muse, compresa Erato, dea della poesia amorosa, per e con la quale anch'io - spiega l'autore - ho scritto "sillabe" cariche di sentimenti e di emozioni».
Un fluire di poesie che esprimono stati d'animo collegati alla terra natia dell'autore, di cui egli espone la ricchezza e la varietà dei colori e dei profumi e vi associa significati più profondi. E così le caratterizzazioni tipiche di ogni stagione si fanno vividi riferimenti all'amore, con le sue gioie e i suoi dolori, e alla bellezza del corpo femminile, che fiorisce insieme alla primavera per poi «esplodere» di sensualità insieme all'estate.
«Ho calendarizzato primavere, estati, autunni ed inverni del 2014 e del 2015 - afferma infatti Liuccio -, collegandoli all'evoluzione delle stagioni, con l'alternarsi di fiori e frutti, ma anche dei singoli giorni con le albe luminose di sole ed i tramonti di dolce malinconia, quando, tanto per dirla con Dante, "l'ora che volge al desio... intenerisce il core" e rievoca lacerazioni da distacco».
Nonostante l'ambientazione principale dei componimenti sia costituita dal Cilento, «non mancano trasmigrazioni d'amore nella Costa d'Amalfi, mia patria di elezione, di cui canto i paesaggi d'incanto dei terrazzamenti che dalla battigia del mare cercano il cielo con l'anfiteatro dei limoneti esponendo ciondoli d'oro nel verde del fogliame, ma, anche, e forse soprattutto, con la ricca e varia umanità dei paesi che si sviluppano in verticalità più che in orizzontalità».
Fonte: Il Vescovado
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