Tu sei qui: Eventi e SpettacoliSchubert e Beethoven nel week-end di musica da camera a Ravello
Inserito da (redazionelda), venerdì 7 giugno 2019 08:34:11
Questa sera (venerdì 7 giugno), nel complesso monumentale dell'Annunziata di Ravello, nell'ambito dell'articolato cartellone allestito per la stagione 2019 dalla Ravello Concert Society, è di scena l'Ager PianoTrio, che eseguirà composizioni di Schubert, Smetana e Dvorak (ore 20,30).
Il primo brano in programma è il breve trio, in un solo movimento, D.28 "Sonatensatz" scritto da Franz Schubert all'età di 15 anni: primo esperimento dell'autore, riuscitissimo, nella composizione di opere per archi e pianoforte.
Se Smetana acquistò risonanza internazionale nel campi del poema sinfonico (basta citare il ciclo "La mia patria"), i tratti caratteristici del suo stile si ritrovano anche nella produzione cameristica, non cospicua ma ben individualizzata. Di essa fa parte un unico Trio con pianoforte - l'op.15 in sol minore - che risale al 1855 e fu originato da un avvenimento luttuoso: la morte della figlia Bedriska, a soli quattro anni e mezzo. È un'opera che si configura come un'intima confessione, intrisa di sottili tenerezze, immediata negli stati d'animo, ma energica e compatta, filtrata attraverso una chiara disciplina formale.
Conclude il concerto il Trio n. 4 Op. 90 di Antonin Dvorak , meglio conosciuto con il titolo di «Trio Dumky», scritto nel febbraio del 1891 ed eseguito tre mesi dopo a Praga e successivamente in un giro artistico in Boemia e in Moravia dal complesso in cui suonava lo stesso Dvorak. Dumky è il plurale della parola dumka (un termine che significa anche pensiero o anche riflessione in italiano), intesa musicalmente come canto popolare di carattere elegiaco oppure come ballata costituita da vari movimenti sia lenti che vivaci, sui quali però predomina un sentimento di struggente malinconia. Quindi Dumky, almeno come l'intendeva Dvorak, è una successione di canti e di stati d'animo espressi con estrema semplicità di linguaggio, ora nostalgico e triste, ora ritmicamente spigliato, in buona parte psicologicamente somigliante alle Danze slave dello stesso artista.
Continua domani, sabato 8 giugno, alle 20 e 30, la lunga serie di concerti del pianista Giuseppe Maiorca interamente dedicati alle sonate per pianoforte di Beethoven.
Alla metà degli anni Novanta del 1700, il venticinquenne Beethoven era già un protagonista della vita musicale viennese. Le sue doti di pianista e improvvisatore lo avevano imposto presso le élites culturali della capitale: le lezioni di composizione prese da Haydn erano state proficue. Tuttavia le Sonate di Beethoven sono molto lontane da quelle di Haydn. Le Sonate del giovane Beethoven si contraddistinguevano per la difficoltà tecnica - che ne indicava i veri destinatari in musicisti e intenditori - e l'impianto in quattro movimenti, evitato sia da Haydn che da Mozart. Beethoven rendeva insomma la Sonata un genere pienamente accostabile per dignità al Quartetto e alla Sinfonia, i più illustri del classicismo. E la sonata n.4 op.7 - la prima ad essere eseguita da Maiorca - rappresenta proprio l'evoluzione delle esperienze dei suoi predecessori.
Sarà poi la volta della sonata op. 14 n.1. di cui Beethoven, in una pagina dei suoi quaderni di conversazione del 1823, si dilungava a illustrarne la struttura e le caratteristiche stilistiche ed espressive, paragonandole a «un dialogo tra un uomo e una donna, tra un amante e la sua amica».
In conclusione della serata, Maiorca propone la Sonata op. 111, la trentaduesima ed ultima del catalogo di Beethoven, esempio del periodo creativo finale dell'autore, periodo i cui frutti furono spesso giudicati dai contemporanei incomprensibili e ineseguibili, per l'astrusità del contenuto e le difficoltà tecniche. D'altra parte lo stesso autore ormai non concepiva più la Sonata per pianoforte in prospettiva della pubblica esecuzione, ma piuttosto per la lettura, per la meditazione privata, segno del progressivo isolamento di Beethoven dalla sua epoca.
Il calendario dei concerti è disponibile su www.ravelloarts.org.
Fonte: Il Vescovado
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