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Tu sei qui: Flusso di CoscienzaQuando la morte diventa spettacolo: il pericoloso racconto dei “cecchini da primato”

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La guerra ridotta a “record sportivo”

Quando la morte diventa spettacolo: il pericoloso racconto dei “cecchini da primato”

Molti media hanno rilanciato la notizia del presunto colpo “da record” di un tiratore scelto ucraino. Ma trasformare l’uccisione di due uomini in un primato da Guinness non è informazione: è propaganda che cancella l’empatia e normalizza la violenza.

Inserito da (Admin), lunedì 18 agosto 2025 11:13:13

di Massimiliano D'Uva

"Due soldati, due uomini, sono morti." Questo dovrebbe essere il punto di partenza e di arrivo di qualsiasi cronaca. Invece, ancora una volta, il linguaggio mediatico ha scelto la strada della spettacolarizzazione, presentando la vicenda come un'impresa sportiva, un record da esibire, un motivo di orgoglio tecnologico.

Nei giorni scorsi numerose testate hanno rilanciato la notizia di un cecchino ucraino che, grazie al supporto di droni e sistemi di intelligenza artificiale, avrebbe colpito due soldati russi a oltre 4.000 metri di distanza. Titoli trionfali, dettagli tecnici sull'arma, paragoni con i precedenti "campioni" della disciplina: tutto raccontato con lo stesso tono con cui si descriverebbe un nuovo primato nell'atletica.

In questo racconto, i morti scompaiono. Non hanno nome, non hanno volto, non hanno famiglia. Sono ridotti a "bersagli neutralizzati", pedine anonime di un videogioco bellico in cui a vincere è la tecnologia, e non a perire sono esseri umani. La cronaca diventa vetrina pubblicitaria: il fucile elogiato per la sua precisione, i droni e i software esaltati come partner infallibili.

Eppure la guerra non è un palcoscenico per primati da Guinness. Non è una competizione olimpica di lunghezza, potenza o precisione. Ogni colpo sparato non è un numero da incastonare in una classifica, ma una vita che si spegne e altre che restano ferite, segnate, mutilate.

Presentare l'uccisione come "successo" significa scivolare nella propaganda, abituare i lettori a pensare che la morte possa essere spettacolo, che l'efficienza delle armi conti più della sofferenza umana. È un passo ulteriore verso la disumanizzazione, verso quella pericolosa anestesia collettiva che ci fa accettare il conflitto come inevitabile e perfino affascinante.

Il compito dell'informazione non dovrebbe essere questo. Raccontare la guerra significa restituire dignità a chi muore, a chi resta, a chi soffre. Non esaltare le armi. Non ridurre i caduti a numeri. Non applaudire a colpi "da record".

Dietro ogni sparo, da qualunque parte provenga, c'è un silenzio che si allunga in una famiglia, una comunità, un Paese.

Se poi lo scopo è firmare articoli scritti dall'intelligenza artificiale, di cui riconosco ormai tutte le sfaccettature, allora insieme ai due soldati, in questa storia, è morto anche il giornalismo.

 

Foto: Il Messaggero

Fonti

Ansa Kiev: 'Cecchino ucraino batte record, colpisce da 4 km'

Scenari Economici Ucraina, nuovo record mondiale per un cecchino: colpo letale da 4.000 metri

Gazeta Express Un cecchino ucraino batte il record mondiale, uccidendo due soldati russi con un proiettile da 4000 metri

Fonte: Il Vescovado

Galleria Fotografica

Record uccisione a distanza<br />&copy; Il Messaggero Record uccisione a distanza © Il Messaggero

rank: 10647104

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