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Flusso di Coscienza

Quando il servizio pubblico diventa megafono del potere

Rai, la tv di Stato che imbavaglia chi fa il suo mestiere

Il caso di Marc Innaro, corrispondente storico da Mosca, raccontato da Il Fatto Quotidiano, svela l’ennesimo paradosso di una televisione pubblica sempre più al servizio dei governi e sempre meno della verità

Inserito da (Admin), giovedì 1 maggio 2025 14:32:23

"Imbavagliato dalla Rai con il pretesto di Putin." Così titola Il Fatto Quotidiano nella sua edizione del 1° maggio 2025, dando voce a Marc Innaro, storico corrispondente dalla Russia, oggi in pensione. Una frase che pesa come un macigno sulla credibilità del servizio pubblico italiano, che dovrebbe informare e invece sempre più spesso è megafono di mera propaganda.

Innaro racconta un retroscena inquietante: nel 2022, dopo anni di lavoro in prima linea per documentare la realtà russa, fu costretto al silenzio. Non per errori, non per mancanze, ma perché le sue inchieste davano fastidio. Dava fastidio raccontare anche ciò che non coincideva con la narrazione ufficiale della NATO, dell'UE, o dei governi occidentali. Dava fastidio non allinearsi.

E così, con la scusa delle minacce ricevute da cronisti russi, l'ufficio di Mosca della Rai venne chiuso. "Ma erano loro - dice Innaro – a cambiarmi le mappe." Non è un caso isolato. È il sintomo di un male più profondo: la Rai, pagata da tutti i cittadini con il canone, ha smesso da tempo di essere servizio pubblico. È diventata, a corrente alternata, la voce del governo di turno.

Chi osa dissentire, chi cerca la verità senza filtri, viene messo da parte. I talk show si affollano di commentatori scelti con cura per non disturbare l’establishment. I telegiornali selezionano i frame più convenienti. L'opinione pubblica viene nutrita a porzioni controllate di realtà, perché l'interesse non è formare ma conformare.

Il caso Innaro è grave non solo per ciò che denuncia, ma per ciò che rivela: un sistema che premia la fedeltà alla linea e punisce il pensiero critico. Dove un giornalista con 35 anni di servizio, tra guerre, crisi e interviste storiche, viene trattato come un corpo estraneo solo perché non ha piegato la schiena.

E allora viene da chiedersi: quanti altri Innaro ci sono stati, ci sono, ci saranno? Quanti giornalisti Rai sono stati costretti a scegliere tra la carriera e la coscienza?

Questa non è la Rai che vogliamo. Questa non è la tv di Stato: è la tv del potere. E chi la paga - ogni cittadino italiano - ha il diritto di pretendere molto di più.

 

Foto: scattata da Marc Innaro a una conferenza stampa del 2015 dove si parlava di "Siria, Turchia, Ucraina, Georgia, crisi economica, scandalo doping, scandalo FIFA, tasse, prezzo petrolio"

Fonte: Positano Notizie

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