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Coronavirus, pandemia, riflessione

Un’ecatombe, proprio come quarant’anni fa

Oggi in piena pandemia rivedo possibili, mutatis mutandis, gli stessi scenari. I drammi umani e sociali, la sofferenza, la prostrazione, sono il terreno di coltura di stravolgimenti sociali ed economici che possono portare gli uni ad avvantaggiarsi sugli altri, con mezzi leciti e meno leciti

Inserito da (Maria Abate), giovedì 16 aprile 2020 15:47:48

Di Mario Polichetti*

Non so per quale recondito motivo, ma da subito, per la violenza dell'impatto che ha caratterizzato la pandemia da COVID19, in particolare in Italia, mi si è prefigurata una certa analogia con il terremoto che negli anni Ottanta colpì la Campania e la Basilicata.

Due avvenimenti certamente imprevedibili ma dagli esiti facilmente prevedibili; una strage allora, non tanto per la violenza delle scosse telluriche, quanto per la inconsistenza delle povere abitazioni, che costruite senza regole e con il fango, furono letteralmente rase al suolo con decine di migliaia di morti ed una miriade di scampati ma senza più un tetto.

Una ecatombe, adesso, con migliaia di morti, quasi 40000 ricoverati ed oltre 100000 casi attivi, non solo per la virulenza dell'agente patogeno ma anche per la inconsistenza di un sistema sanitario nazionale fortemente dimagrito per i tagli alla spesa pubblica ed un governo troppo fermo sulle gambe quando si trattava di organizzare le misure di contrasto ed arginamento alla pandemia.

Rimasi colpito, in un primo momento, dalla impreparazione della macchina dei soccorsi, cui subentrò una grande spinta alla solidarietà nazionale con elargizioni di ogni genere ed una politica economica dei governi, imperniata sulla erogazione di enormi volumi di danaro pubblico da destinare alla cosiddetta "ricostruzione" che finirono per generare un circolo "virtuoso" cui fece seguito la crescita ed il consolidamento di una classe dirigente campana ed in particolare irpina che, riuscendo con maestria a gestire quell'enorme fiume di quattrini, assicurò a sé stessa una lunga vita, impoverendo e lacerando il resto del paese e creando le basi delle rivendicazioni future delle regioni del nord che poi sfociarono nel federalismo che ha generato le divisioni attuali ed una classe politica di feroci populisti assatanati, lividi, facinorosi, razzisti e vendicativi che dapprima hanno attentato alla unità nazionale e poi, mutati come i virus, hanno ammiccato con furbizia alle stesse genti che palesemente avevano schifato.

Oggi in piena pandemia rivedo possibili, mutatis mutandis, gli stessi scenari. I drammi umani e sociali, la sofferenza, la prostrazione, sono il terreno di coltura di stravolgimenti sociali ed economici che possono portare gli uni ad avvantaggiarsi sugli altri, con mezzi leciti e meno leciti.

Questo è un momento molto importante e topico della nostra società, è un tempo di azzeramento cui seguirà una ripartenza graduale. Sarà nostro compito evitare che vengano compiuti sprechi, come i containers e le roulottes che all'epoca continuavano a giungere nelle zone terremotate quando ormai era cominciata già la ricostruzione, e come i contributi erogati a fondo perduto a chi in realtà non aveva perso nulla. Dovrà essere nostro imperativo categorico, una volta che le ombre che hanno avvolto ed accompagnato questa pandemia si saranno diradate, osservare con la lente d'ingrandimento ciò che la politica del momento ha fatto e quello che si prepara a fare per il futuro, forti dell'esperienza del passato, per evitare che scelte scellerate, utilitaristiche ed interessate, possano compromettere, ancora una volta lo sviluppo organico ed armonico di un Paese che non ha più bisogno di piccoli uomini ma di statisti veri, per rialzare la testa e guardare avanti con orgoglio ed onestà e risalire con fierezza sul treno della Storia, nel quale, ha sempre occupato i primi posti.

*medico ginecologo del "Ruggi" di Salerno

Fonte: Occhi su Salerno

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