Tu sei qui: GourmetGli ‘ndunderi: il piatto della festa patronale a Minori
Inserito da (Admin), sabato 12 luglio 2025 18:11:51
di Sigismondo Nastri
«Tre ‘ndunderi, nove rotoli» si diceva una volta e a me sembra un'esagerazione, considerato che un rotolo - unità di misura nel Regno delle Due Sicilie - corrispondeva a 0,890997 kg. Gli ‘ndunderi sono una specialità di Minori dalle antichissime origini, divenuta il piatto della festa patronale in onore di Santa Trofimena (che ricorre cinque volte ogni anno: la più importante, il 13 luglio). Si diceva pure che gli ‘ndunderi fossero duri a digerire. I maioresi, forse per invidia, sfruculiavano i minoresi con questa filastrocca: «‘e ‘ndundere ‘e Menure so' tre perelle ‘nculo: uno saglie, n'ato scenne, n'ato fa ttì-ttà-bbù-aà!». In parte è vero.
La pietanza, della quale s'era persa la memoria, è stata riportata in auge, rielaborata in chiave moderna, dal compianto Ezio Falcone, studioso delle tradizioni gastronomiche della Costiera, in collaborazione con lo chef amalfitano Enrico Cosentino, maestro di intere generazioni di cuochi, inventore degli scialatielli.
Ma che sono gli ‘ndunderi? Nient'altro che degli gnocchi, ben più grandi della norma, fatti con farina, ricotta, formaggio parmigiano grattugiato, tuorli d'uovo, noce moscata e pepe. Il tutto lavorato fino a ottenere un impasto omogeneo, dal quale ricavare un lungo cordone, non troppo sottile, che viene tagliato a tocchetti resi concavi con una leggera pressione del dito e fatti scivolare sulla dentatura della forchetta o sulla grattugia per ottenerli rigati.
Da cuocere poi in abbondante acqua, salata q.b., e servire conditi con un corposo ragù di carne.
Si racconta che, nel giorno della festa, quando la statua della patrona si avviava al rientro nella basilica, i signori della buona società minorese, che erano al seguito della processione, mandassero i figli a casa con questo messaggio: «Mammà, vutte ‘e ‘ndundere dint' ‘a cavurara ca ‘a Trufimena sta abbascio â marina!». Questo perché richiedevano, per la cottura, un tempo decisamente più lungo della pasta normale.
Fonte: Il Vescovado
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