Tu sei qui: PoliticaApicella: "Sempre messo ai margini"
Inserito da Il Salernitano (admin), venerdì 5 agosto 2005 00:00:00
In un confuso e non ancora delineato clima politico, in questo momento ricco di nomi e di uomini, ma non di progetti concreti, l'ex consigliere di Forza Italia, Giuseppe Apicella, riflette sulla sua eventuale discesa in campo al fianco di Marco Galdi, il cui progetto appoggiò nel 2001, o di Alfredo Messina, con cui ha condiviso parte dell'esperienza amministrativa, pur essendo uno dei forzisti critici. «Ho vissuto un'esperienza politica fatta di alti e bassi - dice Apicella - che mi ha fatto riflettere sul mio prossimo futuro politico. In questi 4 anni, per rispettare il partito e gli uomini, ho dovuto ammutolire di fronte a mortificazioni sistematiche, solo perché magari ponevo in essere critiche costruttive per la crescita del partito». Un partito che a Cava, secondo Apicella, non è mai esistito, visto lo scollamento tra l'indirizzo politico nazionale e quello locale. Apicella sottolinea di non essere mai stato partecipe al progetto di Messina in questi 4 anni: «Sono sempre stato messo ai margini delle scelte amministrative. Mai sono riuscito ad integrarmi in un progetto di città, non potendo tutelare la gente che mi aveva sostenuto. Il tutto dovuto probabilmente anche ad un gruppo consiliare andato avanti sempre alla meno peggio. Questi motivi mi hanno indotto all'autosospensione dal partito dopo la campagna elettorale delle provinciali, in cui ho sostenuto Gianpio De Rosa, per fermarmi a riflettere su cosa fare e come operare, vagliando l'ipotesi anche di restare fermo politicamente». Chiaro e deciso, l'avv. Apicella non manca di ringraziare i suoi 200 elettori, oltre ai personaggi politici che lo hanno accompagnato in questa esperienza. Rivela anche che Galdi e Baldi gli avevano proposto di firmare la sfiducia a Messina dinanzi al notaio, ma lui si è rifiutato di contribuire alla caduta del sindaco: «Mi sembrava fuori luogo perché, a 10 mesi dalla scadenza naturale, non si poteva offendere in maniera antidemocratica la decisione del popolo cavese. Se l'Amministrazione Messina aveva sbagliato, ciò lo doveva decretare l'elettorato e non noi consiglieri con tale atto».
Fonte: Il Portico
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