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Tu sei qui: PoliticaPaolo Desogus attacca la sinistra salottiera: "Un carosello di luoghi comuni"

Politica

Le critiche del professore della Sorbona alla manifestazione "Una piazza per l'Europa"

Paolo Desogus attacca la sinistra salottiera: "Un carosello di luoghi comuni"

Il docente universitario Paolo Desogus ha espresso severe critiche alla manifestazione "Una piazza per l'Europa", tenutasi il 15 marzo 2025 a Roma. In due post su Facebook, il professore ha attaccato l'assenza di una reale cultura politica tra i relatori, l'impreparazione e la superficialità dei temi trattati, con particolare riferimento agli interventi di Michele Serra e Roberto Vecchioni.

Inserito da (Admin), domenica 16 marzo 2025 19:24:09

Sabato 15 marzo 2025, Piazza del Popolo a Roma ha ospitato la manifestazione "Una piazza per l'Europa", promossa dal giornalista Michele Serra per ribadire i valori fondanti dell'Unione Europea, tra cui pace e democrazia. L'evento ha visto la partecipazione di intellettuali, artisti e politici, suscitando diverse reazioni nel dibattito pubblico.

Tra le voci critiche spicca quella di Paolo Desogus, professore associato presso la Sorbonne Université e membro del Centro Studi Pier Paolo Pasolini, il quale ha espresso forti perplessità sulla manifestazione in due distinti post pubblicati sul suo profilo Facebook.

Nel primo post, pubblicato alle 12:23, Desogus ha definito l'evento una "adunata di una sinistra residuale e nostalgica degli anni Novanta", priva di un'analisi concreta dei rapporti di forza e di una strategia chiara. Secondo il professore, i manifestanti non rappresenterebbero una reale alternativa politica, bensì un "ceto medio-borghese messo ai margini dalla storia" che difende il potere tecnocratico e la governance.

Il secondo post, pubblicato alle 22:52, è ancora più dettagliato e severo. Ne riportiamo integralmente il contenuto:

"Ho sentito diversi interventi della manifestazione di Piazza del Popolo. Mi hanno colpito molte cose. Anzitutto l'impreparazione dei relatori. Non mi riferisco solo allo stile sommario, approssimativo e un po' cialtronesco. Trovo assai sconcertante che i relatori non abbiano saputo esprimere alcuna cultura politica. I loro interventi sono stati un carosello di luoghi comuni: gli ottant'anni di pace in Europa, come se l'ex Jugoslavia fosse in Oceania...

il primato della democrazia europea, dopo che per tre anni gli italiani si sono espressi contro l'invio di armi e per tutta risposta i governi che si sono succeduti hanno trasgredito questa indicazione senza nemmeno degnarsi di fornire al parlamento la lista degli armamenti dati all'Ucraina... e poi la celebrazione della "cultura" europea. Vecchioni, che tra tutti ne era evidentemente il più sguarnito, si è pure messo a elencare i nomi di scrittori che ci renderebbero superiori, facendo della cultura un vessillo esteriore, un mezzo di esibizione folkloristica. Per me che insegno letteratura è stato un momento disarmante.Mi ha colpito molto anche il discorso di Michele Serra, sempre con la battutina, la capriola retorica che sostanzialmente lasciava trasparire il nulla.

Ho provato molta vergogna quando gli ho sentito evocare la crisi greca. Ma dov'erano lui e il suo giornale quando l'Ue umiliava quel paese e faceva carne di porco dei suoi beni? Io la loro manifestazione non me la ricordo. A un certo punto Serra ha tirato poi fuori la lagna moralistica secondo cui noi italiani (perché quando c'è da parlar male torniamo ad essere italiani) saremmo dei viziati con la pancia piena e impigriti dal benessere. Mezza Italia che vive con poco e si ammazza per sbarcare il lunario, anche per colpa di trent'anni di austerity, per questo signore imbolsito semplicemente non esiste. Pensa che siano tutti privilegiati come lui.

Ma ripeto il più sconcertante era Vecchioni, con la sua "cultura" da salottino, la finta citazione, il tocco fascinoso sui capelli... A un certo punto ha pure affermato che non tutte le paci sono accettabili. Bene, dico io, e dunque? Cosa intende fare? Esattamente cosa dovrebbe accadere, come dovremmo comportarci?Se dovessimo seguire questi pazzi, cosa ne dovrebbe venire fuori? Dichiariamo guerra alla Russia? Iniziamo a combatterla direttamente noi, con i nostri soldati? È militarmente possibile? E soprattutto, gli italiani e gli europei (in nome dei quali questa gente è scesa in piazza senza che se ne accorgessero) sono d'accordo? Serra ha del resto menzionato più volte la parola "rappresentanza". Chi si è schierato contro l'invio di armi, che rappresentanza ha avuto in Italia? Cosa risponde il democratico Serra? Tra le altre cose che mi hanno colpito c'è poi l'assenza della parola diplomazia.

È chiaro che per avere diplomazia occorre avere cultura politica, occorre avere una qualche idea di cosa sia uno stato, cosa sia un esercito o un tavolo di trattativa. Per parlare di diplomazia occorre anche avere un'idea di cosa sia l'Ue. In ogni caso non c'è stato nemmeno un accenno. Eppure con la diplomazia si possono fare tante, tantissime cose, anche trasformare una vittoria militare, come quella di Putin, in una sconfitta strategica. Vaglielo a spiegare a questi assatanati! Un po' meno arroganza, un po' meno superbia non farebbero male a questa borghesia salottiera e insipiente di benestanti avariati."

Le dichiarazioni di Desogus hanno suscitato un acceso dibattito sui social e tra gli osservatori politici, dividendo l'opinione pubblica tra chi ritiene giuste le sue critiche e chi invece difende il senso della manifestazione. Quel che è certo è che il professore della Sorbona ha portato l'attenzione sulla necessità di un confronto politico più strutturato e meno superficiale su temi cruciali per l'Europa e il suo futuro.

 

Foto: Corrado Cuccurullo Sindaco

Fonte: Il Vescovado

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