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Tu sei qui: Salute e BenessereCovid-19, Fondazione Gimbe evidenzia calo tamponi nella Fase 2: «Regioni temono di trovare nuovi contagi»

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Coronavirus, tamponi, analisi, calo

Covid-19, Fondazione Gimbe evidenzia calo tamponi nella Fase 2: «Regioni temono di trovare nuovi contagi»

«Dopo essere stati colti impreparati nella fase 1 senza mascherine, Dpi, ventilatori, stiamo pericolosamente rinunciando a giocare d’anticipo affrontando la fase 2 con armi spuntate»

Inserito da (Maria Abate), venerdì 22 maggio 2020 09:31:22

La lotta contro il virus avanza a rilento. È questa l'amara osservazione della Fondazione Gimbe, che analizza i dati della Protezione Civile e monitora la situazione dall'inizio dell'emergenza.

Dalle analisi relative alle ultime quattro settimane emergono tre dati:

  • il numero medio giornaliero di tamponi diagnostici è «incredibilmente esiguo rispetto alla massiccia attività di testing e tracing necessaria nella fase 2»;
  • l'esecuzione dei tamponi «presenta enormi e non giustificate variabilità regionali» che influenzano anche il valore di Rt (che descrive il tasso di contagiosità dopo l'applicazione delle misure atte a contenere il diffondersi della malattia) incluso negli indicatori del ministero della Salute;
  • nelle ultime due settimane solo Trento e Valle D'Aosta hanno potenziato in maniera rilevante l'attività di testing.

«Se i dati ospedalieri sono affidabili e tempestivi - spiega il Presidente Nino Cartabellotta - il numero di nuovi casi è direttamente influenzato dal numero dei tamponi eseguiti dalle Regioni, che su questo in parte si mostrano restie, verosimilmente per il timore non dichiarato di veder aumentare troppo le nuove diagnosi che le costringerebbero ad applicare misure restrittive».

«Per valutare la reale propensione di una Regione all'attività di testing e tracing - aggiunge Cartabellotta - sono stati considerati solo i tamponi "diagnostici" e non quelli "di controllo", utilizzati per confermare la guarigione virologica o per altre necessità di ripetere il test».

Confrontando il periodo 7-20 maggio (Fase 2 già avviata) con le due settimane precedenti, 12 Regioni fanno registrare incrementi e 9 Regioni riduzioni nel numero medio giornaliero di tamponi diagnostici per 100.000 abitanti. In particolare, svettano per incremento rilevante solo Provincia Autonoma di Trento (+99) e Valle D'Aosta (+66), mente gli aumenti restano modesti in Umbria (+24), Abruzzo (+ 19), Molise (+18), Campania (+13) e Lombardia (+13). Circa la metà delle Regioni si colloca nel range ±12 facendo registrare minime variazioni in aumento o in diminuzione. Si rileva un moderato decremento in Emilia-Romagna (-14) e consistenti decrementi in Puglia (-43) e nel Lazio (-64), condizionati da ricalcoli nei dati riportati dalla Protezione Civile.

«Per quasi tutte le Regioni - conclude Cartabellotta - la ricerca attiva di contagi asintomatici e la tracciatura dei loro contatti non rappresentano una priorità nonostante siano strumenti indispensabili della fase 2. Dopo essere stati colti impreparati nella fase 1 senza mascherine, Dpi, ventilatori, stiamo pericolosamente rinunciando a giocare d'anticipo affrontando la fase 2 con armi spuntate: considerati i clamorosi ritardi dell'app Immuni e dell'indagine siero-epidemiologica, l'unica arma a disposizione oggi sono i tamponi diagnostici. Eseguirne pochi aumenta il rischio di una seconda ondata perché il monitoraggio della fase 2 potrà essere effettuato solo tardivamente sulla base dell'aumento dei ricoveri ospedalieri».

In sintesi, «no testing, no tracing».

(Foto: Fondazione Gimbe)

Fonte: Positano Notizie

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