Tu sei qui: Salute e BenesserePrevenire per non curare: le patologie chirurgiche spiegate dal dott. Martini per Il Vescovado
Inserito da (redazionelda), martedì 14 maggio 2019 09:52:45
Cari lettori,
nel solco della continua crescita del giornale e al fine di garantire un'informazione sempre più puntuale e professionale, diamo inizio a una rubrica di divulgazione medica, in particolare per quello che riguarda le patologie chirurgiche.
A curarla il dottor Angelo Martini di Ravello, specialista in chirurgia generale, in endocrinochirurgia ed in laparoscopica, dirigente medico presso il reparto di Chirurgia dell'Ospedale Pellegrini di Napoli.
Il rischio di tale iniziativa è quello della sovrainformazione poichè sono innumerevoli nei mezzi di informazione le rubriche che si occupano di medicina quindi rischiamo di non suscitare l'interesse dei lettori.
Noi preferiremo un taglio di estrema semplicità e chiarezza pur nel rigore delle informazioni che il dottor Martini fornirà con cadenza quindicinale ed evitare l'impressione che le patologie descritte e le terapie da attuare possano apparire "banali", parola che ricorre spesso e pericolosamente nei media. Lo scopo è di informare correttamente i cittadini così da rendere ognuno più consapevole di quanto le scelte individuali possano incidere sulla qualità della vita.
Cominciamo con:
Fin dai tempi antichi è stata descritta la patologia erniaria ma è solo con il chirurgo italiano Bassini che si definisce il trattamento chirurgico i cui principi sono ancora oggi insuperati. In pratica Bassini comprende la necessità della riparazione del piano profondo della parete addominale cosa che si fa ancora oggi rinforzando il tutto con le famose reti.
Le ernie più frequenti interessano il canale inguinale e l'ombelico ma ernie più rare possono interessare altre sedi della parete addominale.
I trattamenti chirurgici del passato andavano incontro ad insuccesso, fondamentalmente perchè la sutura dei tessuti creava una tensione che non sempre permetteva la formazione di una valida cicatrice. L'uso delle protesi ha sensibilmente ridotto le complicanze e le recidive, cioè il ripresentarsi della patologia erniaria.
Le reti protesiche non servono a contenere la parete addominale ma favoriscono la formazione di una cicatrice.
La terapia delle ernie addominali è solo chirurgica, poiché ci troviamo di fronte ad un difetto strutturale della parete che lasciato a se stesso può solo peggiorare.
La complicanza, sia pure rara, è lo strozzamento dell'intestino che occupa il sacco dell' ernia che, non riuscendo a rientrare nella cavità addominale, può andare incontro a sofferenza vascolare. Questo può richiedere un intervento di urgenza con dei rischi anestesiologici e chirurgici molto elevati.
La diagnosi di ernie della parete addominale, da parte del medico curante o da parte del paziente stesso, impone una visita chirurgica nella quale sarà valutata l'entità della patologia erniaria, le eventuali patologie del paziente e la possibilità di effettuare l'intervento in anestesia locale con la dimissione in giornata.
La presenza di patologie cardiorespiratorie, l'obesità grave, l'età avanzata, o altre patologie valutate dal chirurgo, non consigliano l'intervento in regime di day surgery ma in regime di ricovero ordinario.
I pazienti candidati all'intervento in regime ambulatoriale effettueranno il primo accesso in ospedale per effettuare ecg, visita cardiologica, rx torace, prelievi, visita anestesiologica, per poi essere chiamati nel giro di quindici venti giorni a effettuare l'intervento chirurgico ambulatoriale. Alla dimissione saranno poi programmati controlli ambulatoriali.
Questo è il modello organizzativo che applico nel mio ospedale nel reparto di day surgery ma è un modello comune nella maggior parte degli ospedali.
L'intervento chirurgico viene fatto in anestesia locale, in presenza dell'anestesista che può anche indurre una breve sedazione, a richiesta del paziente, e la dimissione, come detto, avviene nel pomeriggio stesso dell'intervento con indicazione delle terapie mediche da fare a domicilio e tutte le indicazioni delle cose da fare nel periodo di convalescenza.
La tecnica chirurgica è standardizzata e prevede la preparazione del canale inguinale, la riduzione dell'ernia e la plastica della parete con l'apposizione di una rete.
Non mi dilungherò a descrivere la tecnica chirurgica ma ci tengo a parlare invece degli aspetti non sempre messi in evidenza nelle trasmissioni mediche che parlano di medicina nelle quali è tutto rosa e fiori...
La prima considerazione non banale come sembra è quella che un'ernia operata in una fase iniziale guarisce meglio di una operata più tardivamente...
Ci sono poi le complicanze che sono presenti in tutti gli interventi chirurgici.
Per le ernie della parete addominale la complicanza più importante è la recidiva la cui percentuale si è sicuramente fortemente ridotta con l'uso delle protesi ma esiste sempre la possibilità del ripresentarsi della patologia erniaria il cui trattamento è sicuramente più complicato.
Altre complicanze sono l'ematoma postoperatorio ed il sieroma post operatorio che tendono a ridursi e scomparire nel tempo con opportuna terapia medica e medicazioni ripetute anche se in rari casi si può determinare l'atrofia testicolare.
Una complicanza importante è la nevralgia postoperatoria del canale inguinale dovuta alla lesione dei nervi regionali o al loro inglobamento nella cicatrice indotta dalla rete. Il trattamento di questa complicanza e difficile e può richiedere ripetute infiltrazioni o anche un nuovo intervento chirurgico.
Ci tenevo a parlare delle complicanze che in realtà sono molto rare ma ci tengo molto a dire sempre che è difficile andare a raccontarlo al paziente che ha avuto il problema....
Spero di essere stato chiaro nella trattazione della patologia sia pure nelle sue linee generali. Sono a disposizione per ogni domanda di approfondimento degli aspetti trattati.
Dott. Angelo Martini
Fonte: Il Vescovado
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