Tu sei qui: Storia e Storie2 giugno 1946: quando l'Italia passò dalla monarchia alla repubblica
Inserito da (Admin), domenica 1 giugno 2025 22:44:00
di Sigismondo Nastri -
Ero ragazzo, avevo undici anni nel 1946 quando si svolse il referendum che portò alla nascita della repubblica. Fu una campagna elettorale molto accesa, condotta con comizi, manifesti, volantinaggio, una propaganda assillante. Ricordo l'impegno ad Amalfi, a favore della monarchia, di Mario Barra, che distribuiva distintivi col nodo sabaudo nel suo negozio di profumi difronte alla Sciulia. Sulla scheda, simbolo elettorale per la Repubblica era una figura femminile; per la monarchia, lo stemma dei Savoia con la sagoma dell'Italia a fare da sfondo. Il popolo - poco o per niente scolarizzato: il tasso di analfabetismo, molto alto - era fondamentalmente monarchico, per tradizione, educazione, affezione. Molti ricordavano di aver visto in giro l'aitante consorte di Vittorio Emanuele III durante il soggiorno a Ravello.
Era capitato anche a me d'incrociarla, una volta: scendeva le scale che da Pontone conducono ad Amalfi con un codazzo di gente. Per insegnare, a chi non sapeva leggere e scrivere, come apporre il segno di croce sulla scheda, gli agit-prop distribuivano piccoli cartoncini con una incisione a forma di X dove fare scorrere la punta della matita. Gli attivisti pro-repubblica, che giravano per le case, avvicinavano le persone persino all'uscita di chiesa, ricorsero a un abile stratagemma: mostravano sul fac-simile la donna con la testa turrita, invitando a votare per la "regina": in effetti il simbolo della monarchia era l'altro: lo stemma. Una "piccola" frode, neppure troppo efficace, come si evidenziò allo scrutinio.
La monarchia, al Sud, faceva molta presa sul sentimento popolare. Ancora di più in Costiera, per il fatto che Vittorio Emanuele III, con la famiglia, s'era stabilito a Ravello, prima di cedere la luogotenenza del regno al figlio Umberto. Resta il fatto che alla furbata dei promotori del referendum aveva corrisposto un incomprensibile errore di comunicazione del partito monarchico. Vinse la repubblica. Ed è questo che conta.
Fonte: Il Vescovado
rank: 102112103
Dolce, sonnacchioso, buono come pochi. Ciro, il cane libero di Cava de' Tirreni, se n'è andato. Se n'è andato in silenzio, così come aveva sempre vissuto, tra le strade della città che lo ha accolto, amato e protetto come un figlio. Per chi vive a Cava, Ciro non era solo un cane. Era una presenza costante,...
Nel cuore dell'antico borgo di Corpo di Cava esisteva un luogo chiamato «la Teglia», uno slargo all'ingresso del paese dove per secoli ha svettato un imponente tiglio, simbolo naturale e sociale della comunità. Attraverso documenti d'archivio, testimonianze letterarie e immagini storiche, il gruppo Cava...
di Sigismondo Nastri - Gli atranesi erano fieri, e lo sono ancora, della festa che organizzano il 22 luglio, nella ricorrenza della protettrice, Santa Maria Maddalena. L'indimenticabile Michele Buonocore, vigile urbano, ma anche poeta e cultore della storia e delle tradizioni locali, mi recuperò i versi...
Non ama stare sotto i riflettori, preferisce risolvere problemi in silenzio, con garbo e determinazione. Eppure, quando si parla di eccellenza nell’ospitalità di lusso, il suo nome emerge inevitabilmente tra i grandi protagonisti del settore: Paolo Lorenzoni, romano classe 1953, ha chiuso un capitolo...