Tu sei qui: Storia e StorieIl più grande degli Amalfitani
Inserito da Sigismondo Nastri (redazionelda), mercoledì 11 marzo 2015 17:21:25
di Sigismondo Nastri
Cento anni fa - l'11 marzo del 1915 - nasceva Gaetano Afeltra, "il più grande degli amalfitani" come lo definii nel dedicargli la poesia "P' ‘e vicule d'Amalfi" che mi valse una medaglia d'oro in un concorso promosso dal Lions Duomo della metropoli lombarda e un bel telegramma da lui, che ho tra le cose più care ("Ricevo molti complimenti per la poesia che mi hai dedicata...").
Don Gaetano, come lo chiamavamo noi, che gli eravamo affezionati (io, Gigino De Stefano, Umberto Belpedio, Camillo Marino... per citare solo qualcuno), se n'è andato il 9 ottobre 2005 e Amalfi, in quasi dieci anni, non è riuscita a intitolargli il breve tratto di via, dov'egli veniva a trascorrere i periodi di vacanza, che collega piazza Duomo con piazza dei Dogi, e nemmeno a cogliere la disponibilità della figlia Maddalena a trasferire qui la sua immensa biblioteca. Peccato! Gaetano Afeltra è considerato, a buon diritto, uno dei maestri del giornalismo italiano. In una scheda biografica leggo: "Ha guidato e rinnovato giornali, ha scoperto, stimolato, lanciato firme illustri. La sua grande passione è stata soprattutto 'fare' un giornale dove notizia, prosa, titolo, impaginazione si fondono per dare ai lettori un'informazione completa". Per rendersene conto, basterebbe sfogliare - ancora oggi, a distanza di tanti anni - una copia del Corriere d'Informazione, l'edizione del pomeriggio del Corriere della sera, che, affidata a lui, si trasformò in un giornale "informativo, sensazionale, elegante", attento ai fatti del costume e alla cultura. Una esperienza coraggiosa, unica, mai più replicata, nel panorama del giornalismo italiano. Che portò quel giornale alla tiratura di duecentomila copie.
Ho voluto bene a Gaetano Afeltra, senza mai chiedergli niente (al contrario: mi fu offerta, nel 1958, dopo che avevo conseguito la maturità classica, la possibilità di trasferirmi in Lombardia, ma non ebbi il coraggio di allontanarmi da Amalfi), e me ne ha voluto. Lo conoscevo, già da bambino, come conoscevo la mamma, signora Maddalena, vedova del segretario comunale Luigi Afeltra (ricordo che sia mio nonno, sia mio padre sono stati impiegati al comune), il fratello, reverendo don Andrea, poi mio professore di religione, la sorella, signorina Sisina. Gli Afeltra abitavano, allora, in via Pietro Capuano, nello stesso palazzo dove aveva casa mio nonno. Dai racconti di mio padre sapevo tutto anche di Cesare Afeltra, il fratello maggiore di don Gaetano, grande giornalista anche lui, scomparso nel 1940 (per approfondimenti, ved. il mio articolo "Cesare Afeltra, dal Giornale d'Italia al Corriere della sera", su mondosigi del 30.10.2007, e "Matteo Incagliati, cesare Afeltra e il giornalismo ad Amalfi negli anni venti e trenta del XX secolo", la conferenza che tenni il 30.6.2006 negli antichi Arsenali di Amalfi per l'inaugurazione della mostra "1884-1946 - dal Viv' 'o Re al boogie-woogie. La Costa d'Amalfi in bilico tra vecchio e nuovo mondo dai ricordi di Gaetano Afeltra").
Quando, negli anni cinquanta, mi feci promotore delle onoranze a Angelo Di Salvio, un intellettuale amalfitano morto precocemente nel 1935 e poi dimenticato, la prima adesione pervenutami fu quella di don Gaetano. Avvenne così anche nel 1999/2000, quando, da direttore di èCostiera, lanciai un appello, raccolto pure da Indro Montanelli, per salvare i libri di Alfonso Gatto che - aveva riferito Repubblica - la Mondadori stava per mandare al macero. Alla morte della mamma, don Gaetano volle che andassi a casa sua, per alcuni giorni, per aiutarlo a rispondere alla montagna di messaggi di cordoglio ricevuti. I primi che mi capitarono sotto mano furono quelli del Papa e del Presidente della Repubblica (Saragat, mi pare).
Nel venticinquesimo anniversario della morte del fratello sacerdote mi affidò il compito di organizzare una cerimonia di suffragio (ma anche rievocativa). In quell'occasione, grazie alla disponibilità di Gigino De Stefano, Andrea Maiorino e don Andrea Colavolpe, e quella - fondamentale - di Peppino de Luca, che si fece carico di stamparlo su splendida carta a mano di Amatruda, pubblicammo un libretto "In memoria di Mons. Andrea Afeltra".
Di don Gaetano conservo, con i libri contrassegnati da dediche affettuose, due lettere manoscritte. In una manifesta apprezzamento per una mia inchiesta, in due puntate, sui pizzaioli della Costiera emigrati nel Pavese. "Sapevo che eri bravo - mi dice - ma questi tuoi articoli me ne hanno dato la prova". In un'altra lettera va oltre: "Mi piace il tuo modo di scrivere...". Per me valgono più di un diploma di laurea.
Fonte: Il Vescovado
rank: 108622108
Undici anni fa, il 2 maggio 2014, in uno degli episodi più oscuri e meno raccontati della storia europea recente, almeno 42 persone morirono arse vive all’interno della Casa dei Sindacati di Odessa, in seguito a un attacco incendiario da parte di miliziani ultranazionalisti ucraini legati al movimento...
Il letto di traverso a sbarrare la porta della camera da letto per proteggersi dalla furia del Vesuvio, i resti di alcune vittime e gli oggetti quotidiani, segnali di una vita, poi bruscamente interrotta e che ancora una volta raccontano l'unicità di Pompei e dei suoi ultimi istanti prima della fine....
Un angolo poco conosciuto di storia e spiritualità torna a essere fruibile al pubblico nel cuore del centro storico di Salerno: si tratta della Chiesa di Sant'Andrea de Lavina, situata in Vicolo Porta Rateprandi 11, ora aperta gratuitamente ogni sabato e domenica dalle 10:00 alle 12:00 grazie al presidio...
"Nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta." È con questo pensiero che la famiglia e la comunità di Minori si preparano a ricordare il Ragionier Antonio D’Auria, ad un anno dalla sua scomparsa. Venerdì 2 maggio 2025, alle ore 19.00, nella Basilica di Santa Trofimena sarà celebrata una Santa Messa...